Guillermo Rodriguez, il catcher che fa la differenza
Quel fuoricampo impressionante di Guillermo Rodriguez, sabato nella notte delle magìe per il popolo della Fortitudo, è una prodezza che difficilmente verrà dimenticata da chi era sulle tribune del “Gianni Falchi”. Una legnata così imperiosa, così potente, così spettacolare da mandare letteralmente in orbita la pallina fino a farle scavalcare la casa che sta dietro allo stadio, nella piazzetta alla fine del campo. La A1010 IBL volava, alta veloce profonda, come avesse le ali, sotto le stelle d’una calda ed eccitante serata bolognese di fine agosto. Anche la luna sembrava guardare sbalordita quel razzo che attraversava il cielo.
Non è neppure caduta sul tetto (le tegole si sono salvate…), la pallina scaraventata così lontano dalla mazza e dal micidiale swing del catcher venezuelano di Barquisimeto. E’ andata oltre, oltrepassando la casa e perdendosi nella notte.
“Era talmente alta sopra il Falchi – racconta Gianni Lercker, grande campione fortitudino del passato, seduto in tribuna – che ad un certo punto ho rivisto mentalmente la scena finale del film The Natural (Il migliore) quando Robert Redford, interpretando Roy Hobbs veterano campione trentacinquenne alla ricerca dell’ultimo grande momento di gloria, porta i Knights alla vittoria della Lega e dalla sua “Wonderboy” parte una battuta incredibile che spedisce la pallina a frantumare, in uno sfavillio di scintille, i proiettori di un faro dello stadio”.
E Dimes Gamberini, ex-giocatore di serie A e per un decennio apprezzatissimo istruttore nel giro delle Nazionali (per tre stagioni, fino all’anno scorso, manager della Nazionale Cadetti), ricorda che homers chilometrici come questo di Rodriguez li faceva – proprio qui al Falchi – negli anni Ottanta il mitico Roberto Bianchi ma… con la mazza di alluminio.
Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. E’ un vecchio detto. Verissimo. Una sentenza. E Guillermo Rodriguez è cresciuto in maniera decisa, energica, tosta quando la stagione è entrata nel vivo. Questo veterano, che ha vissuto la dimensione e l’atmosfera della Major League, è un giocatore che ha testa e cuore. Orgoglio e coraggio. E le battaglie della Italian Baseball Series si sono rivelate un terreno ideale per Guillermo. Grande carica, forte concentrazione. Intensità totale. Dalla sua posizione di catcher, di uomo-guida della difesa, ha trasmesso leadership al gruppo. Soprattutto si è dimostrato concreto e decisivo in attacco più di quanto si immaginasse.
Rodriguez ha cambiato le carte in tavola, ribellandosi quando Rimini la sera del 22 agosto sembrava avviata felicemente a portare la serie sul 3 a 1. Guillermo ha fatto scudo. Ha ridato vita e colore alla Fortitudo con quei 2 doppi e 5 “punti battuti a casa” che hanno permesso al gruppo di manager Marco Nanni di rimontare da 0-6. Fino a vincere, nello stadio dei Pirati, per 12 a 7. Grazie anche a strepitose performances di Vaglio e Grimaudo e ai lanci di Raul Rivero (salito al quinto inning a non far più vedere palla ai Pirati).
Guillermo Rodriguez impetuoso e implacabile, poi, nelle ultime due gare, al Falchi. Le due partite giocate in maniera magistrale dalla UnipolSai. Dura, organizzata, precisa, concreta.
La solidità mentale e l’aggressività di Guillermo nel gran doppio da 2 punti al sesto attacco di Bologna in gara6, dopo il singolo realizzato al terzo inning, poi nel chilometrico “solo homer” della seconda ripresa di gara7 e nel singolo da RBI al settimo inning.
Premiato meritatamente, indiscutibilmente come MVP della serie-scudetto: maggior produttore di punti battuti a casa (10, precedendo il compagno di squadra Marco Sabbatani arrivato a 7 RBI), 18 total bases, 379 di average, 621 di percentuale slugging, 445 di percentuale arrivi in base, 2 basi rubate, 7 punti segnati, come al solito magistrale in difesa dietro il piatto di casa base: 1000 di percentuale difensiva, con 61 potouts e 4 assistenza. Si è sobbarcato tutte le 7 partite nel dispendioso e delicato ruolo di catcher. Venticinque ore là dietro, accovacciato, rannicchiato a chiamare i lanci, a mostrare bene il guantone ai pitchers, sicuro punto di riferimento. E’ fondamentale saper dare un buon bersaglio al lanciatore. E saper comunicare. Il cervello di un forte catcher è un computer pieno di informazioni. Perchè se il pitcher è l’uomo-chiave, il catcher è l’uomo-guida, quello che “vede” e comanda il gioco.
Non ha dubbi Federico Corradini nell’affermare che “Guillermo Rodriguez è il più importante acquisto realizzato dalla Fortitudo in questi anni, per la grande professionalità, perchè è uomo-spogliatoio, è uomo-squadra, oltre ovviamente allo spessore tecnico e al notevole rendimento espresso”.
E’ STATO CATCHER DI LINCECUM – Guillermo Segundo Rodriguez Perez (questo il nome completo del catcher campione d’Italia 2014 con la Fortitudo UnipolSai Bologna) nella sua lunga carriera professionistica è arrivato a giocare anche 46 partite in Major League: in buona parte con San Francisco Giants nella stagione 2007 e poi nel 2009 una parentesi con Baltimore Orioles.
Era il 13 giugno 2007 quando il solido catcher venezuelano debuttava in MLB. Giocando, fino al termine della stagione, 39 incontri. Con una media-battuta di 253. In quel periodo Guillermo Rodriguez ha “ricevuto” Tim Lincecum, che… sarebbe poi diventato il prestigioso pitcher vincitore di 2 World Series con la casacca dei Giants (fino a guadagnarsi l’etichetta di “The Franchise”) nel 2010 e 2012 nonchè vincitore di 2 Cy Young Awards.
Stava meditando il ritiro, il trentacinquenne Guillermo Rodriguez, quando è arrivata l’offerta dall’Italia. Guillermo ha trovato interessante la proposta della Fortitudo. Alla vigilia del campionato, tutti avevano occhi soprattutto per Nelson Perez il dominicano al quale era stato affidato il ruolo di cleanup. Si diceva (e si sperava che potesse essere il nuovo Richard Austin, indimenticabile protagonista dello scudetto 2009).
Sono sincero: a me Nelson Perez non piaceva. Non mi ha mai convinto. Mi ha sempre dato l’impressione di un ciondolone. Un battitore dal gran fisico, dal giro di mazza potente, ma alquanto flemmatico e un po’ pigro mentalmente. Senza l’orgoglio per “accendersi”.
Guillermo Rodriguez, viceversa, l’ho apprezzato subito. In avvio di stagione era in ritardo da un punto di vista atletico, e batteva poco poco anche lui (ma Nelson Perez faceva peggio…). Tuttavia era interessante vedere Rodriguez dietro il piatto di casabase, capirne i movimenti, la profonda conoscenza del ruolo, il controllo del gioco, il feeling immediato raggiunto con Joey Williamson (grande pitcher, Joey, ma sicuramente il suo rendimento è stato alzato da un catcher del valore di Rodriguez). Di Guillermo ho ammirato, subito, l’intelligenza. Già intuivo che avrebbe lasciato il segno.
Eravamo ancora nei primi mesi di questa Italian Baseball League 2014. Forse era maggio, e ricordo d’aver detto più volte – parlando con amici al “Falchi” – che consideravo Guillermo Rodriguez il miglior catcher nella storia della Fortitudo Baseball Bologna. Per sapienza, per tecnica, per carisma, leadership, temperamento, orgoglio. E per la lucidità con la quale guidava e gestiva i lanciatori. E anche per quelle… mille astuzie di chi conosce profondamente tutti gli aspetti di questo sport. Un catcher così è un grande aiuto per i pitchers. Anzi, per tutta la difesa. Perchè trasmette sicurezza. E poi… provate a rubargli una base se siete capaci…
Nel recente passato avevo ammirato moltissimo Kelli Ramos (in Fortitudo nel 2005 e nel 2006), anch’egli intelligente, smaliziato, furbo, dotato di forte personalità, e con la capacità di avere tutto sotto controllo. Ma Guillermo Rodriguez ha qualcosa di più: intanto (quando è in attacco) corre, corre decisamente più di Kelli Ramos. Inoltre, in tante cose, si nota la classe di chi ha giocato a certi livelli in Major League. Interessante, sotto questo aspetto, una osservazione di Federico Corradini: “Kelli Ramos, ottimo catcher, ma egoista. Guillermo Rodriguez gioca per il gruppo, è un uomo-squadra”.
Le foto sono del fotografo di redazione Lauro Bassani/PhotoBass.eu
Maurizio,sono d’accordo con lei su quanto scritto,ma avete dimenticato ,citando i migliori catcher della Effe,Jim Black.James contribui’ enormemente alla conquista dello scudetto del 1978,era dotato di un braccio chirurgico nelle assistenze ed assieme al cabrito Guzman era il migliore nella regia dei lanci,l’unico difetto che aveva era la scarsa potenza e continuita’ nel box.
“Uomo squadra” ecco la EFFE ha dimostrato di essere una SQUADRA! Unita compatta, guidata da un leader carismatico….non un’accozzaglia di battitori, come si sono dimostrati i giocatori del Rimini.
non esiste scudetto senza un gran catcher.
Sembra che Guillermo abbia messo,come si dice in gergo le mani avanti,manifestando al Pres Michelini la sua ferrea volonta’ di tornare alla Fortitudo anche nel 2015,in fondo fin da subito si e’ ambientato a Bologna nel migliore dei modi.Se questa notizia verra’ confermata sarebbe il primo colpo della Effe per l’anno prossimo,senza dimenticare il rinnovo di Carlitos Infante per 4 anni e Ciccio Liverziani per almeno un altro anno.Resta da vedere se Williamson effettivamente ha gia’ deciso definitivamente o se e’ piuttosto una mossa per avere un rinnovo piu’ cospicuo.Si sta lavorando per mantenere il grandissimo telaio del 2014 e si sta anche aspettando l’ufficializzazione dell’Unipol per il 2015.