Lui rappresenta la costanza. La continuità. La passione. L’ambizione. Stefano Michelini è il Presidente che ha permesso alla Fortitudo Baseball – sotto le sue gestioni – di raggiungere grande stabilità. E una credibilità internazionale di primo piano.
Per quindici anni, suddivisi in due periodi, al timone del principale Club del baseball bolognese: una prima volta dal 1999 al 2004 e successivamente dal novembre 2009 a questo 2019 che sarà l’ultimo del sessantottenne “presidente dei record”.
Con Michelini alla guida, la Fortitudo del batti e corri ha vinto ben 14 dei 19 titoli conquistati in questi primi due decenni degli Anni Duemila.
Quattordici Trofei in quindici anni da “numero uno” del Club biancoblù. Da applausi!
Soprattutto Stefano Michelini ha contribuito, progressivamente, a dare una precisa identità alla Fortitudo Baseball e una solida struttura. Lo ha fatto lavorando con costanza, e in perfetta sintonia, assieme ad altri storici personaggi della Società, quali Luciano Folletti, Marco Macchiavelli e l’indimenticato e indimenticabile Alfredo Pacini, e inoltre Cesare Leoni, Augusto Giuliani, Giovanni F. Ferri. E Federico Corradini, “l’uomo-Unipol” (lanciatore mancino fra i più grandi nella storia della Fortitudo, recordman con 20 partite vinte nella stagione !974, 2 scudetti conquistati da giocatore e un altro da pitching coach, poi vicepresidente del Club. Fuori dallo sport, una carriera lunga e importante in Unipol, già Direttore centrale e Direttore generale di Unipol Assicurazioni, attualmente Amministratore Delegato di Siat, Compagnia del Gruppo Unipol).
E’ diventata – la Fortitudo Baseball – una Società all’avanguardia sul piano dell’organizzazione e della mentalità professionale. Su questa struttura Michelini ha cominciato da alcuni anni un lavoro di ampliamento del roster dirigenziale, aprendo ad un management giovane per rendere la Fortitudo un Club sempre più moderno, capace di restare al passo con i tempi.
Michelini ha voluto, fortemente voluto, portare a Bologna un Evento come la European Champions Cup, erede della Coppa dei Campioni. Una sfida che il Presidente ha vinto, indiscutibilmente. L’ha vinta a livello organizzativo, perchè tutto a Bologna (nella gradevolissima atmosfera del Falchi) ha funzionato a meraviglia. L’ha vinta – questa sua “missione” – con un appassionante spettacolo di baseball che in occasione delle ultime due decisive partite della Fortitudo ha trascinato al “Falchi” un totale di 4800 spettatori. E poi, Michelini la sua sfida l’ha vinta con il trionfo dei ragazzi. I ragazzi di manager Lele Frignani. Diventati campioni d’Europa con prestazioni enormi per intensità, applicazione, orgoglio, espressione tecnica, fisicità, carattere, spirito di gruppo, mentalità vincente.
Questa emozionante e felicissima edizione della Champions Cup è l’ultimo squillo del Presidente. L’ultimo? No. Non esattamente. C’è lo scudetto, un altro scudetto da inseguire. Da catturare. Per rompere – anche – un tabù: la Fortitudo non ha mai vinto il titolo di campione d’Italia per due volte di fila. Chissà, potrebbe avvenire quest’anno…
L’ultima prova, a livello organizzativo, sarà la più dura, la più impegnativa, la più importante. A settembre la Fortitudo UnipolSai organizzerà, assieme al Parmaclima, il Torneo di Qualificazione Olimpica. Si tratta del concentramento Europa e Africa. Le prime cinque Nazionali dei campionati europei, più la migliore esponente del baseball africano. Assegnerà un posto, un unico posto, per i Giochi Olimpici di Tokyo 2020.
Dopo quella fatica, Stefano Michelini lascerà l’incarico di Presidente della Fortitudo Baseball.
Racconta. “Le vittorie in campo ottenute in questi anni dalla nostra squadra, e lo sforzo organizzativo che abbiamo realizzato portando a Bologna una manifestazione come la Champions Cup, indicano che la Fortitudo Baseball è un bel gruppo, è una Società equilibrata, compatta, solida. E questo è l’unico merito che mi ascrivo, quello cioè di essermi attorniato di grandi collaboratori, capaci, preparati, sempre disponibili, sempre sul pezzo. Per collaboratori intendo il Consiglio Direttivo, intendo tutti i dirigenti, ma anche chi lavora in campo. Io nella Fortitudo ho avuto la fortuna di mettere dentro delle persone capaci, che sanno lavorare bene insieme e che adesso possono andare avanti tranquillamente anche senza di me e anzi faranno meglio di me. Abbiamo introdotto persone nuove, persone giovani. Bisognerà anche un po’ svecchiare. Io non mi sento vecchio, però mi sento già un poco stanco. Il mio l’ho fatto. Questo 2019 è il quindicesimo anno da Presidente seppure non consecutivi. L’abbandono è un abbandono naturale. Semplice da spiegare. Non ci sono problemi. Non ci sono dietrologie. Avverto una certa stanchezza, anche perchè io ho sempre interpretato il mio ruolo in maniera totalizzante. Ad esempio, al Falchi vado a spostare delle seggiole se noto che non sono state disposte come dico io. Faccio un esempio stupido, per dire che insomma io questo incarico lo vivo intensamente. E’ sempre stato così. E sono già quindici anni…”.
Rimarrai comunque dentro la Fortitudo Baseball?
“Non lo so, è pensiero che non mi sono posto. Ora il pensiero è concentrato a proseguire questa stagione, a portarla avanti nel migliore dei modi e a chiuderla bene”.
Chi sarà il nuovo Presidente della Fortitudo Baseball?
“Be’, il nuovo Presidente non sono io a doverlo scegliere… Non posso, e non voglio neanche dire: il mio erede è lui. Perchè sarà il Consiglio Direttivo del Club che al suo interno prenderà la decisione”.
Parliamo della squadra. In campionato, in proiezione-playoff, sarà Stephen Perakslis il terzo straniero? Ha confermato, in Coppa, d’essere un pitcher di alta qualità. La Fortitudo riuscirà a riportarlo a Bologna, almeno per la fase clou del campionato?
“Sì, ci sono possibilità. Ne abbiamo già parlato. Un certo accordo c’è. Lui ora ritorna negli Stati Uniti. Era già programmato. Fra l’altro, ci sarebbe dovuto tornare ugualmente perchè, nel caso decidesse di accettare la nostra proposta e di tornare per il campionato, avrebbe necessità di ottenere il “visto” per essere tesserato. Penso che in settimana prenderemo una decisione. Sono fiducioso di riaverlo ancora con noi. All’80% è sì”.
Perakslis ricorda, sotto un certo aspetto, il Joey Williamson del 2014?
“Come caratteristiche tecniche non sono proprio simili, invece sono molto simili per la carriera e per la padronanza del monte. Williamson aveva una dritta potente, ma meno location e meno varietà di Perakslis. Entrambi, comunque, molto efficaci”.
E il Rivero della finalissima contro Amsterdam?
“Abbiamo ritrovato il Raul Rivero dei giorni migliori. Il Rivero imbattibile”.
Prima di entrare in Fortitudo come dirigente nel 1983, Stefano Michelini – innamoratissimo del gioco del baseball – faceva le radiocronache. Era il 1981. Aprì un nuovo modo di raccontare in radio il baseball. Equilibrato, chiaro, incisivo. Con quei momenti di enfasi quando le situazioni lo richiedevano. Sapeva essere coinvolgente. E ha inventato frasi che poi, nel tempo, sono diventate di uso abbastanza comune.
“Fuoricampo. La Fortitudo da tutti i diamanti d’Italia”. L’emittente era Radio Nettuno Onda Libera. Ancor oggi è la radio (che si chiama ora semplicemente Radio Nettuno) della Fortitudo Baseball.
Michelini ha continuato a fare le radiocronache fino al 1997. “La voce calda del baseball”, così il Resto del Carlino definì il timbro (e la sicurezza) di Stefano.
Michelini curava anche una trasmissione di approfondimento, di notizie, di commenti, curiosità e aneddoti sul baseball italiano e su quello statunitense della Major League. Quella trasmissione si chiamava “Ultimo inning”. Michelini era affiancato per i commenti tecnici da Alberto “Toro” Rinaldi. Ne fecero 97 puntate.
In quel periodo, tutte le mattine Michelini si recava in centro a Bologna dove c’era un’edicola che aveva USA Today.
“Ultimo inning” ha ripreso quest’anno, lo conduce Fabio Strazziari (grande competenza), ogni giovedì dalle ore 18 alle 19.