Il suo giro di mazza ha impressionato tutti. Come la personalità, la freddezza, il controllo e la scelta di tempo che ha dimostrato di possedere. Samuele Gamberini, bolognesissimo, 16 anni, ha portato talento, fisicità, potenza sulla scena della serie A. Debuttando in casacca Fortitudo UnipolSai nelle due partite di sabato scorso sul diamante di Macerata.
Il personaggio del giorno. Ha 16 anni, un fisico poderoso e una voglia fortissima di colpire duro con la mazza nelle solide mani. Ha debuttato in massima serie, con la Fortitudo, producendo un impressionante 625 di average e 1000 di slugging. Scopriamo questo talento, facendoci accompagnare dalle parole di suo nonno Dimes che lo ha allenato fin da quando Samuele aveva 3 anni…
Quando a metà del primo inning della gara pomeridiana manager Lele Frignani ha indicato a Samuele di uscire dal dogout e andare in campo, per rimpiazzare in prima base Grimaudo che aveva problemi fisici, il ragazzone di “scuola” Fortitudo si è fatto trovare pronto. Prontissimo. Mentalmente e tecnicamente.
Battitore per vocazione. Samuele Gamberini lo ha fatto vedere (e capire…) immediatamente. Nella zona dello strike è la sua mazza che comanda, più che i lanci dei pitchers.
Picchia duro. Gli piace. Gli riesce con naturalezza.
Soltanto chi ha qualcosa di speciale “dentro” può debuttare a 16 anni nel massimo campionato con 3 battute valide su 4 turni nel box, 1 doppio da 2 RBI e 2 punti segnati. Nel vittorioso 13-3 della Fortitudo. Oltre ad una sicura prestazione a difesa del cuscino di prima base.
Ma il meglio… doveva ancora arrivare. Nella partita del sabato sera Samuele (utilizzato da manager Frignani come DH) ha battuto 2 su 4, confezionando un gran triplo – a basi piene – davanti agli occhi sorpresi di un lanciatore esperto qual è il trentacinquenne venezuelano Javier Perdomo (che fa anche parte dello staff tecnico dell’Hotsand Macerata).
Sono stati 3 i “punti battuti a casa” da Gamberini nella seconda partita, nella quale il Club bolognese campione d’Italia e d’Europa s’è imposto per 14-4.
Le stats dicono che il lungo giorno del debutto di Samuele Gamberini in serie A si è concluso con uno straordinario 625 di average e un impressionante 1000 di slugging.
Prestazione da fenomeno. Come importante – a 360 chilometri di distanza, allo stadio del baseball di Parma – è stato quel “rilievo corto” di Alessandro Ercolani, sedicenne sammarinese, che ha permesso alla squadra della Repubblica del Titano di vincere la prima delle due partite in programma in terra emiliana. Ercolani aveva già prodotto una felice “chiusura” nella prima settimana di campionato.
Due ragazzi del 2003. Il bolognese Samuele Gamberini e il sammarinese Alessandro Ercolani rappresentano in maniera incisiva e promettente l’immagine d’una “generazione di fenomeni”. E’ il nuovo che avanza. Il baseball italiano ne ha bisogno.
QUEL FUOCO NEGLI OCCHI – Tanti anni fa (era il 1974, mi pare…) vidi una partita giovanile, categoria “Ragazzi”, su un campetto della provincia bolognese. A Calderara di Reno. I giovanissimi del Calderara affrontavano i pari età delle Calzeverdi di Casalecchio. Vidi un ragazzo di 12 anni anni che riusciva a far volteggiare la mazza come nessun altro. Batteva più di tutti, e più potente di tutti. E non soltanto perché era fisicamente più forte. Quel ragazzo aveva nello sguardo una luce, che si accendeva di fierezza e d’entusiasmo, ogni volta che si presentava nel box di battuta. Mi impressionò, la sua determinazione. E il giorno dopo, sul quotidiano sportivo STADIO, dando ampia notizia di quella partita giovanile, scrissi per la prima volta di Roberto Bianchi. Allora dodicenne. “Tenete presente questo nome, diventerà un Campione”. Ebbene, così è stato. In realtà, la carriera del mitico “Whity” ha superato abbondantemente la mia profezia. Roberto Bianchi è poi diventato molto più di un Campione. E’ diventato un simbolo del baseball bolognese e italiano. E’ stato il più grande battitore italiano di tutti i tempi, vincitore per ben due volte del prestigioso Trofeo della Tripla Corona. Un bomber da 288 fuoricampo nella sua carriera in massima serie (tra Bologna, Milano, Parma, Rimini, Modena), più 46 homers con addosso la maglia azzurra della Nazionale. Detentore del record assoluto di punti battuti a casa (1170) e punti segnati (1106) in serie A, una percentuale slugging in carriera di 730. Inoltre, le 843 basi per ball guadagnate, alle quali vanno aggiunte le 107 basi intenzionali.
Okay, ho voluto raccontare un aneddoto. Per parlare di un tempestoso battitore, cresciuto in Fortitudo (debuttò in serie A all’età di 18 anni nel 1981 e già nella sua prima stagione realizzò 10 home run).
Samuele Gamberini può diventare il nuovo Roberto Bianchi? Non intendo minimamente fare paragoni. Non avrebbe senso. Ogni epoca ha i suoi personaggi, i suoi “eroi”, le sue grandi promesse.
Tuttavia – da veterano giornalista di baseball – ho voglia di tornare ad espormi. E non esito a dire che, con Samuele Gamberini, ci troviamo probabilmente di fronte ad un “prodigio”. Un ragazzo con la vocazione del grande battitore.
Lo so, lo so, esaltare troppo un giovane giocatore che è ad inizio carriera non andrebbe bene. Gli elogi possono far perdere il senso della realtà in un ragazzo…
Be’, dipende. Dipende dal carattere delle persone. Samuele è un ragazzo equilibrato, mentalmente solido. Sa quel che vuole. E sa che per fare strada e andare lontano ci vuole tanta applicazione, ci vuole tantissimo sacrificio. Non è il tipo che possa perdere di vista la realtà, o che si faccia distrarre da qualcosa. La determinazione è la sua forza.
LA DINASTIA DEI GAMBERINI – Samuele ha il DNA del baseball nel sangue. La sua famiglia è una famiglia di gente di baseball. Gente che sa quanta fatica e quanta costanza occorrono per emergere in questo sport.
Quella dei Gamberini è una dinastia. Dimes, Ilves, poi Giulio (che ha giocato anche a Godo e a Imola con i Redskins, figlio di Dimes e papà di Samuele e Alessandro). E loro: i due “gioiellini” attuali di casa-Gamberini. Samuele il battitore (tempestoso fin da piccino con la mazza in pugno) e… il suo fratellino Alessandro che è il lanciatore vincente della partita che l’anno scorso assegnò alla Nazionale italiana Under 12 il titolo Europeo!
Chissà, un giorno potremmo vederli in batteria: Samuele catcher a ricevere i lanci di Alessandro. In serie A. O magari in maglia azzurra…
Un salto indietro nel tempo. Dimes e il suo fratellone Ilves (fisicamente più grosso e pesante) li ho visti giocare sul finire degli Anni Sessanta e nei Settanta.
Dimes Gamberini era un seconda base, ma… non in Fortitudo. Giocava nell’altra squadra bolognese di serie A che c’era all’epoca, quella che aveva per vulcanico presidente Angelo Zara e per… sponsor l’Unipol (sì, proprio l’importante Società del settore Assicurazioni che ora, da undici anni, accompagna e sostiene economicamente il percorso della Fortitudo Baseball).
Ilves cominciai a vederlo giocare in Fortitudo, ai tempi dell’Amaro Montenegro. Ottimo catcher. Si alternava con Rocky Shone dietro il piatto di casabase. Riceveva i lanci di Gianni Lercker, Umberto Calzolari, Federico Corradini.
Se c’è una persona che è felice e orgogliosa per come sta crescendo Samuele è Dimes, suo nonno, l’allenatore, che cominciò ad insegnargli lo spirito, il fascino, la tecnica del Vecchio Gioco quando Samuele aveva appena 3 anni.
Da tecnico con oltre trent’anni di attività, e tante esperienze vissute, Dimes Gamberini (71 anni) riesce a celare l’entusiasmo per le prestazioni del nipote dietro la maschera d’una giusta severità e di un’analisi equilibrata.
IL CORAGGIO DI FRIGNANI – Dimes sottolinea – per prima cosa – le scelte di manager Lele Frignani. “Apprezzo tantissimo Il coraggio, e il piacere, di Lele nel dare spazio ai giovani ogni volta che c’è l’opportunità di farlo. Lui sa responsabilizzare i giovani giocatori. Li guarda, li tiene sotto pressione, li prova. Mi piace il suo atteggiamento. Gli faccio i complimenti perché li merita”.
Eh sì, perché non è semplice mettere in campo dei ragazzi quando alleni un team competitivo ad alto livello. Non è semplice farlo, quando sei al timone d’una squadra che ogni anno parte con la missione (e la responsabilità) di inseguire vittorie e titoli. Frignani riesce comunque a coinvolgere interessanti “prospetti” e al tempo stesso rispettare quelli che sono gli ambiziosi programmi del Club. Con lui al timone della squadra la Fortitudo UnipolSai ha conquistato 6 Trofei dal 2016 al 2019: 3 scudetti, 1 Coppa dei Campioni e 2 Coppe Italia.
Già negli anni scorsi il manager della Fortitudo Baseball aveva “coinvolto” in prima squadra giocatori giovanissimi. Che sono scesi in campo in serie A. Ricordo ad esempio Clemente, Tassoni, Rondelli, Gaiba, tutti di “scuola” bolognese, ragazzi che fanno parte del roster del Longbridge in serie A2, la seconda squadra della Fortitudo B.C. (in pratica il team di Development League).
In avvio di questo campionato di massima serie, Lele Frignani ha fatto debuttare con la divisa della Fortitudo UnipolSai l’esterno Pietro Perilli (classe 2002), l’interno Thomas Canuti (classe 2002), nella partita pomeridiana di sabato scorso al “Giuseppe Vita” di Macerata il manager dei campioni d’Italia non ha esitato ad affidare fin dall’inizio a Jacopo Ferri (classe 2001) il ruolo di seconda base, avendo dovuto spostare il capitano Alessandro Vaglio all’interbase per l’indisponibilità di Julian Dreni.
E nelle due gare in terra marchigiana (dove la Fortitudo Bologna ha confezionato 31 battute valide, 27 punti, 27 RBI) il debutto clamoroso – per personalità e qualità – del battitore Samuele Gamberini.
Il nonno, Dimes, allenava a Riccione e si portava dietro Samuele che allora era proprio piccolo di età, un “cinno” come si usa dire a Bologna. Ebbene, lui si allenava con i giocatori di A2…
Dimes da manager di quel Riccione fece crescere Francesco Alaimo (poi passato in Fortitudo). E vinse il titolo nazionale Under 21 valorizzando il lanciatore Michele Quattrini.
Una carriera da tecnico – quella di Dimes Gamberini – cominciata a Casalecchio sul finire degli Anni Ottanta, ridando “vita” alle Calzeverdi, facendole balzare dalla serie B alla serie maggiore nello spazio di due anni. Nel 1992 gli viene affidata la gestione della Fortitudo, che portava sulle casacche il marchio Eurobuilding. Dimes quell’anno era il manager di Marco Mazzieri, grande esterno centro d’una squadra che presentava anche Cossutta, Cretis, Eichhorn, Matteucci, Sheldon, Gianmario Costa, Andrea Landuzzi. Gamberini pilotò la Fortitudo portandola fino alla serie finale per lo scudetto. Perduta, però, in tre round. Perché i Pirati della Telemarket Rimini avevano un pitcher straordinario, Timothy Birtsas, che fece la differenza. E c’erano, in quel Rimini, personaggi come De Sanctis, Gambuti, Garrick, Mike Romano, Carelli, Cabalisti, Evangelisti, Succi, Schianchi…
Successivamente Dimes Gamberini ha fatto da assistente a Bill Holmberg nel 1995 a Godo. Ha collaborato con Torre Pedrera, allenando i Falcons in serie C.
A San Giovanni in Persiceto, nel 2000, realizzò un mezzo miracolo portando gli Yankees (che in quel periodo si meritarono la definizione di “Yankees d’Emilia”) a sfiorare la promozione in serie A2.
Ma soprattutto sono stati importanti i tanti anni passati da Dimes a lavorare nel settore giovanile. A livello regionale e in dimensione nazionale.
Un maestro, di baseball e di vita.
Ha insegnato a tanti ragazzi. Li ha fatti crescere, come giocatori e come uomini.
Particolarmente prezioso – dal punto di vista tecnico e umano – il lavoro intenso svolto con le nazionali giovanili. Quanti giocatori visionati, quanti try-out, quanta costanza. Soprattutto, quanta passione!
Penso che il fiore all’occhiello di Dimes Gamberini sia stato il titolo di Campione d’Europa che la sua nazionale italiana Cadetti vinse sul diamante di Brno. Di quel gruppo facevano parte cinque ragazzi nettunesi, che diedero un notevole contributo a quella performance: Roberto Rodo che firmò la vittoria nella finalissima contro la Repubblica Ceca, Sergio Cestarelli miglior battitore azzurro con 462 di average (nonchè premiato come miglior battitore dell’Europeo), poi Alessandro Ciarla, Leonardo Colagrossi e Giovanni D’Angelo.
NONNO E NIPOTE DOMENICA AVVERSARI – In questa stagione Dimes Gamberini è alla guida degli Athletics in A2. “Mi ero proposto di non allenare più in serie A – rivela – poi è arrivata la proposta degli Athletics, è una buona scelta, una Società che lavora bene”.
“La squadra è valida, anche se l’effetto Covid ha creato problematiche non indifferenti. E giocatori sui quali facevamo molto affidamento, non sono venuti. E allora dobbiamo fare qualche adattamento. Ci stiamo lavorando. E se nella massima serie la Fortitudo ha fatto debuttare un 2003, io in A2 con gli Athletics ho fatto debuttare un ragazzo del 2004: si chiama Riccardo Nepoti, è un lanciatore. Il nostro campionato è cominciato con una sconfitta e una vittoria, contro la Fiorentina. Poi, il turno di sosta. E domenica prossima, 26 luglio, il derby bolognese. A Casteldebole. Io allenatore degli Athletics affronterò mio nipote”.
E lo troverà con la molla decisamente carica…
Il debutto “prepotente” di Samuele in Fortitudo visto da Dimes, il nonno, una vita sui diamanti del baseball.
“Sinceramente ha meravigliato anche me. Che pure ne conosco le qualità. Sapevo che lui andava a fare bullpen-catcher con la Fortitudo già da qualche tempo. Lo staff tecnico evidentemente ne ha apprezzato la disponibilità, l’applicazione, l’energia. Samuele è un ragazzo molto umile. E non può essere diversamente, ha lavorato con me un bel po’ di anni… lo l’ho sempre tenuto basso… Ai ragazzi di valore che ho allenato nella mia carriera ho sempre cercato di trasmettere valori come l’umiltà, la costanza, il sacrificio, il senso del lavoro. Per migliorare, per maturare, per crescere. Significa capire i propri limiti e avere bene in testa cosa fare per superarli”.
“Non voglio definire Samuele un predestinato, perché può sembrare una parola buttata al vento, però credo che abbia il baseball come vocazione. Ha 16 anni e se continuerà ad applicarsi, se avrà voglia di continuare su questa strada – perché si sa che la vita talvolta può portare verso altre direzioni, altri obiettivi – penso proprio che possa conoscere tante soddisfazioni nel baseball. E arrivare lontano”.
Samuele aveva ancora 15 anni quando all’inizio della stagione 2019 debuttò con il Longbridge in serie A2. E ne aveva appena 13 quando esordì in serie B e cominciò la stagione battendo 333 prima che un perfido infortunio (rottura del crociato) gli facesse saltare il resto dell’annata sportiva. Un brutto ricordo. Che il ragazzo si è lasciato alle spalle. Ha recuperato, poi.
Ha recuperato tempo, lavoro. E voglia di battere.
In realtà, l’enorme voglia di battere l’ha sempre avuta. Fin da bambino. E’ una scintilla che si accende,
Gli occhi sulla pallina che lascia le mani del pitcher, la mazza saldamente fra le mani. La concentrazione totale. Il gusto di girare il bastone e di colpire forte. E la coordinazione del corpo: polsi, braccia, collo, tronco, piedi, gambe.
Questo è Samuele Gamberini. Solido fisicamente (compatto, robusto, poderoso, circa 1,80 di altezza per una novantina di chili). Solido mentalmente, soprattutto.
Foto del fotografo di Redazione Lauro Bassani
Grazie per le belle parole ed i ricordi che mi hai fatto riaffiorare, le prospettive , a cominciare dal dna ci sono tutte per diventare un campione , i migliori auguri a lui ed un grande saluto ai nonni . Ciao Maurizio un abbraccio.