L’Europeo è lontano. L’Italia ha archiviato la sconfitta subita per mano dello squadrone olandese. Abbiamo analizzato, non solo l’Europeo, a mente fredda la situazione del movimento italiano con il manager azzurro Marco Mazzieri.
Cosa è rimasto dell’Europeo di questo 2014?
“E’ stato un Europeo molto difficile, come avevo anche pronosticato prima dell’inizio della rassegna europea – ha detto Marco Mazzieri – gli olandesi avevano il dente avvelenato e si sono presentati con una grande squadra praticamente composta da tutti professionisti che arrivavano dal doppio e triplo A statunitense. Forse sul monte di lancio non erano molto più forti degli altri, ma il lineup era nettamente superiore a tutti. Anche la Spagna era competitiva, e la Germania è ormai una realtà affermata”.
E l’Europeo dell’Italia?
“Sapevamo che non eravamo potenti in battuta, ma abbiamo cercato di andare all’Europeo con una squadra che fosse il più possibile espressione del campionato. Sono comunque contento e soddisfatto di quanto fatto dalla squadra, tutti i ragazzi sono stati eccezionali”.
Espressione del campionato anche se Mike Colla e Pat Venditte hanno poco a che fare con la IBL. Non era forse meglio puntare su lanciatori giovani italiani? E fargli fare esperienza? In fine dei conti sia Colla che Venditte la differenza non l’hanno fatta:
“Sin da metà stagione eravamo preoccupati sulla situazione dei lanciatori, perché ad esempio sapevamo che non potevamo puntare su un lanciatore come Riccardo De Santis per suoi impegni personali. Poi c’è stato l’infortunio di Roberto Corradini che è stato fermo per molte settimane. Cooper ha praticamente saltato tutto il campionato, lo stesso Andrea Pizziconi che era venuto con il gruppo in Florida a inizio stagione, ha vissuto una stagione difficile. Stessa cosa per Mattia Barbaresi. L’unico partente affidabile che avevamo era Carlos Richetti, insieme a Florian che comunque per motivi di lavoro non si poteva allenare con continuità durante la stagione. Fortuna che è esploso Yomel Rivera su cui abbiamo puntato. C’era quindi l’esigenza di avere un sostegno sul monte di lancio, per questo abbiamo scelto Venditte e Colla che davano ampie garanzie. Di Mike Colla dico che in 144 inning in Minors aveva subito solo 11 fuoricampo, purtroppo all’Europeo ne ha subiti 4 in pochi inning in finale. Questo significa che è comunque un bravo lanciatore a cui è capitata una giornata storta. La nostra strategia per la finale prevedeva cinque inning con Colla partente per stare in partita e giocarsela poi con i nostri rilievi tra cui potevamo contare su Tiago Da Silva”.
Perché Da Silva mai partente?
“Ci aveva chiesto lui di essere utilizzato da rilievo, visto che aveva disputato tutta la stagione in Messico da rilievo e andrà in Venezuela per Winter League sempre da rilievo”.
Poteva finire diversamente questo Europeo?
“Si, se sfruttavamo meglio le occasioni che abbiamo avuto per cambiare l’inerzia della finale – dice il manager azzurro Mazzieri – penso alla linea di Mineo con le basi piene, quando eravamo sul 2-0 per l’Olanda, e li siamo stati anche sfortunati. Era questione di pochi centimetri e li potevamo anche segnare tre punti e riaprire subito la partita”.
Hai citato De Santis e Corradini, che sono stati nelle ultime stagioni i partenti italiani più affidabili. C’è in questo momento una certa difficoltà del baseball italiano a far crescere partenti italiani di una certa qualità? Quale potrebbe essere una soluzione per valorizzare il parco lanciatori italiani? Ed evitare così in futuro di dover pescare negli Stati Uniti.
“La soluzione stiamo cercando di trovarla da sette anni a questa parte – dice Mazzieri – ci sono stati lanciatori su cui avevamo grandi speranze, e cito ad esempio Alessandro Ularetti e Matteo Pizziconi. Io portai proprio Pizziconi a fare il mondiale nel 2009 e aveva solo vent’anni. Andrea Pizziconi lo portai a 19 anni alla Coppa Intercontinentale e fece bene. Purtroppo si sono persi per strada, e quindi una soluzione non è facile trovarla. Possiamo solo continuare a lavorare molto, anche perché per tirare fuori un lanciatore di grande valore ci vuole tempo. Ora c’è la generazione di Crepaldi, Rivera, Panerati e Valerio Simone che promette bene. Simone purtroppo ha vissuto un 2014 non facile, altrimenti sarebbe sicuramente stato nel gruppo azzurro per gli europei. Continueremo a lavorare duro, anche in Accademia e speriamo che anche i ragazzi ci mettano molto del loro per crescere”.
Hai detto che volevi una nazionale che fosse espressione del campionato. Quindi in futuro possiamo sperare di avere una nazionale che peschi talenti solo dalla IBL?
“Dal 1985 al 1997 la nazionale era composta da tutti giocatori del campionato italiano – dice Mazzieri – ma quel periodo non arrivo a caso. Si iniziò nel 1981 con la nazionale dei PO, che era un gruppo di giocatori che bastava una chiamata dalla sera, per la mattina, ed era pronto per partire per qualsiasi parte del mondo. Nacque così un gruppo che dominò per molto, era comunque una generazione di giocatori molto forti. Tra il 70 e l’80 invece c’erano pochi italiani veri in nazionale, ricordo 5 nel 1983 e 4 nel 79. Dal 1997 al 2010 poi non si vinto più, anche perché l’Olanda ha iniziato a chiamare in nazionale anche gli atleti delle Antille Olandesi. Oggi purtroppo per gli atleti italiani ci sono anche altre priorità, che magari giocatori come Bagialemani, Messori, Fochi, Gambuti e via dicendo in passato non avevano. Si era pronti a partire in qualsiasi momento, oggi purtroppo non è più così. Nel 2010 a due settimane dall’inizio dell’Europeo io ho avuto la rinuncia di ben 7 giocatori italiani. Io ho comunque lavorato verso questa direzione, avere cioè in azzurro atleti del campionato italiano, e ricordo Panerati nel 2007 e Sambucci nel 2010. Ho sempre cercato di dare continuità al lavoro fatto con la Juniores che avevo in quegli anni”.
Quali speranze per il futuro?
“Secondo me stiamo lavorando bene. Anche dall’Accademia stanno uscendo talenti importanti, penso a Marten Gasperini, ad Anselmi, allo stesso Alberto Mineo. Come anche Mattia Mercuri, Federico Castagnini che pensavamo di poterci contare anche per l’Europeo di settembre. Ovvio che, per ora, se vogliamo puntare a vincere una mano dagli atleti italo-americani dobbiamo riceverla. Non dimentichiamo mai che dalle vittorie della nazionale arrivano i contributi del CONI che sono molto importanti”.
Da manager azzurro ti aspetti una IBL più allargata? Magari con più partite?
“Ovvio che spero che in Italia si giochi molto di più. Ci sono però le difficoltà dei club che vanno tenute in considerazione. Dico anche che si dovrebbe giocare molte più partite nei campionati giovanili – continua Mazzieri – ho fatto un calcolo, un atleta italiano di 18 anni che firma per una franchigia degli Stati Uniti arriva nel suo club e si trova a confrontarsi con atleti di pari età che hanno almeno giocato 280 partite di più del giovane italiano. Tutte quelle partite in più fanno la differenza. Iniziamo quindi a giocare di più dalle categorie giovanili”.
L’ho già scritto in qualche altro commento:
perché Mazzieri non va in giro per i campi, a sorpresa, a vedere come sono allenati e quanto, i lanciatori?
Ci sono ricevitori a sufficienza? O col pallottoliere contiamo i lanci?
Dai non mollate!
Sono d’accordo con Aliante. Solo così tutti i tecnici di tutte le categorie della nazionale potrebbero osservare le vere qualità fisico e mentali di un atleta, non limitandosi ad una sola scelta giustificata a dei numeri letti su una pistola radar o quanti homerun fa.