Marino Salas
La magìa del baseball. Ti emoziona, ti coinvolge, ti cattura, ti rapisce. In particolare nelle partite dove si sfidano, orgogliosamente, i “giganti” del monte di lancio.
Domenica pomeriggio a Bologna – nel gradevole impianto degli Athletics, al Pilastro – ho visto un duello… da urlo fra due pitchers fantastici per la serie A Federale.
Marino Salas (Redskins Imola) contro Frank Montieth (Athletics Bologna).
Da una parte il trentaquattrenne dominicano che arrivò a guadagnarsi una piccola parentesi in Major League nel 2008 (13 presenze con la casacca dei Pittsburgh Pirates, 17 lanci e 1 partita vinta) prima di diventare un protagonista della serie A Federale.
Dall’altra parte il trentunenne cubano che rappresentando la Seleccion de béisbol de Cuba ha vinto la medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Atene 2004 (era lo squadrone dei vari Danny Betancourt, Adiel Palma, Norberto Gonzalez, Pedro Luis Lazo, Cepeda, Urrutia, Pestano) ed ha partecipato anche al recente WBSC Premier12.
Confronto stellare, quello di domenica. Avvincente per la solidità mentale e lo spessore tecnico dei due interpreti. Un confronto da IBL sulla scena del secondo campionato di baseball in Italia (comunque interessantissimo).
Spettacolo. Autentico spettacolo fra pitchers così bravi e così diversi. Una esplosione di emozioni e di energia i lanci potenti di Marino Salas, il suo furore agonistico, l’adrenalina a mille, e quella “palla di fuoco” quasi costantemente sulle 90 miglia. Una delizia per gli occhi lo stile, l’equilibrio, la compostezza, la varietà di lanci di Frank Montieth.
Frank Montieth
Ha vinto Salas, lanciando una “completa” e confezionando 17 strikeout. Ha vinto perchè… doveva essere la sua giornata speciale, e così è stato. Tornava a lanciare sulla collinetta degli A’s. La sua ex-squadra. E dunque era una partita che sentiva in maniera particolarmente intensa. Marino è un battagliero, uno dal forte spirito competitivo. Dategli sfide importanti e lui si accende di fuoco. Inoltre in questa occasione – oltre a sfidare la sua ex-squadra con una voglia pazza di dimostrare tante cose – c’era il duello con il nazionale cubano Montieth ad eccitare ulteriormente il temperamento e l’orgoglio di Marino Salas. E poi… occorreva anche calarsi nel ruolo di salvatore della patria, che tanto piace al lanciatore dominicano: i suoi Redskins andavano riaccesi, rianimati, dopo che s’erano fatti sorprendere in gara1 esibendo una prestazione decisamente sotto tono in battuta (a parte l’ottimo Christian Gnudi, 2 su 2, poi messo in “fuorigioco” da una pallina piombatagli poco gradevolmente sulla fronte). Gli Atlhletics, più svegli e concentrati nella mattinata, avevano vinto 7 a 1. Sorretti da Francesco Giorgi sul mound, da Saul Angelotti e dal nigeriano Kolawole nel box di battuta.
I Redskins imolesi, in questa serie A 2016 (girone B) non avevano ancora conosciuto la sconfitta prima di gara1 sul diamante del Pilastro. E allora dovevano evitare di inciampare nuovamente. Il primo posto in classifica era a rischio (la sorprendente Nuova Pianorese aveva vinto a Castenaso il sabato sera). Dunque, c’erano tutti i presupposti, nella gara pomeridiana, perchè Marino Salas si vestisse da… eroe. Per risollevare Imola, per trasmetterle di nuovo coraggio e sorriso. Lo ha fatto. Dominatore assoluto, Salas, nel 4-0 dei Redskins in gara2.
Prestazione enorme, quella del dominicano, ormai un veterano della serie A Federale. Ha lanciato siluri per 9 inning. Ha firmato 17 strikeout, concedendo soltanto briciole (2 basi per ball e 4 battute valide).
Un braccio bionico, quello di Salas. Un braccio che folgora, in un campionato come questo. Marino vive per lo strikeout. E’ un power pitcher. Conosce soltanto una legge: “ponchare” il maggior numero di avversari. La sua missione. Più mette sedere i battitori avversari, più si eccita. Si sussurra che il presidente dei Redskins Imola abbia promesso a Marino un premio speciale se a fine campionato avrà raggiunto un certo numero di strikeout.
Lanciatore di potenza, Salas usa prevalentemente la fastball. Spara forte. Sempre. Non si risparmia. Ha poche alternative alla palla dritta veloce. E’ partito così, ha chiuso così. Nove inning tirando di potenza, senza accusare momenti di stanchezza. Davvero grande resistenza. Trentaquattro anni, fisico ancora scattante, straordinariamente tonico. Notevole gioco di gambe. L’ho visto correre su un bunt, raccogliere la pallina con grande rapidità ed effettuare un’assistenza con estrema disinvoltura.
E’ personaggio sanguigno, istintivo.
Al, contrario, Frank Montieth è lanciatore più calmo, meno esplosivo, dotato d’una maggiore varietà di lanci. Non è un power-pitcher. Lancia di tecnica. Mescola bene la fastball ad una curva abbastanza velenosa e ad un efficace slider. Elegante nei movimenti, forse un po’ rigido di gambe.
Ha perso il confronto con un Salas incontenibile, tuttavia anche il cubano esce ingigantito da questa sfida. Sette riprese lanciate per Montieth, 9 strikeout, 2 basi per ball, 5 valide concesse, 2 punti guadagnati dai Redskins su di lui.
Marino Salas furoreggiante, però va anche detto che per le performances di un pitcher è un bell’aiuto avere un catcher come Pablo Angrisano. Espertissimo. Affidabile punto di riferimento. Trentasei anni compiuti da una decina di giorni, ma fisicamente è come ne avesse dieci di meno. L’italoargentino ha giocato quattro stupende stagioni in IBL con la Fortitudo Bologna dal 2008 al 2011 e una stagione a Rimini. Ricevitore da 993 di percentuale difensiva, battitore da 245 valide in 255 partite e 376 di slugging.
Di Juan Pablo Angrisano ho ancora davanti agli occhi quella velenosa battuta sull’esterno destro che permise alla Fortitudo UGF di vincere la Coppa dei Campioni il 26 settembre 2010 allo stadio del Montjuich di Barcellona nell’emozionante sofferta finale contro i tedeschi dell’Heidenheim. Angrisano ha anche fatto parte di quella “banda di bombardieri” che è stata la Fortitudo 2009, quella che vinse lo scudetto in una stagione da 51 fuoricampo.
Frank Montieth, domenica pomeriggio, non è stato ben protetto dalla difesa. E neanche dal proprio catcher, Monti, che tuttavia va incoraggiato. Chiaro che la differenza con Angrisano era evidente. Ed è stato un fattore non di secondaria importanza.
Marino Salas Ortega (questo il suo nome completo) ha 34 anni e mezzo. Nato il 2 ottobre 1981 nella Repubblica Dominicana, a Hato Maynor del Rey. Cresciuto con lo spirito e la casacca delle Aguilas Cibaenas, prestigioso Club 20 volte Campeon della Liga Dominicana, Marino Salas è passato all’Organizzazione dei Baltimore Orioles in Doppio A. Successivamente è entrato nel giro dei Milwaukee Brewers andando a lanciare in Triplo A nelle squadre degli Huntsville Stars e Nashville Sounds. Era il 2007. Marino sulla rampa di lancio. Infatti nel 2008 entra nel mondo magico della major League. Indossa la casacca dei Pittsburgh Pirates. Esperienza breve breve, tuttavia importante (13 apparizioni, 17 inning lanciati, il tempo di vincere 1 partita, senza subìre alcuna sconfitta). E dal 2010 è in Italia. Del suo talento s’accorge il BSC Rovigo del presidente Boniolo e del direttore sportivo Lucio Taschin. Non è IBL, ma l’entusiasmo che Salas trova a Rovigo è contagioso. Il dominicano trova l’ambiente giusto e difende i colori di Rovigo per tre stagioni. Nel 2010 Marino Salas vince 10 partite perdendone 3. ERA 1.45. 184 strikeout in 105.2 riprese lanciate. Nel 2011 9 vinte e 3 perse. ERA 2.08. 188 K in 124 inning. Il 2012 è statisticamente impressionante: 11 partite vinte e 2 perse; ERA 1.11; ben 213 strikeout in 128 lanci. E’ un pitcher maturo e dominante. Memorabile quella “no hit” del 13 maggio 2012 trascinando l’Ilcea Rovigo al successo (2-1) in gara2 contro Padova con una mostruosa prestazione da 156 lanci (in gara1 la Tommasin, senza trovare Salas sulla sua strada, aveva maramaldeggiato 15-3). La serie A Federale è il suo terreno di battaglia. Lì si sente protagonista. Ed eccolo a Verona, nel 2014, dove conferma il suo spessore. E le sue caratteristiche da “lanciafiamme”. Migliora il suo record portando a 11 le partite vinte, contro 2 sconfitte. ERA 1.11. Va ancora sopra i duecento negli strikeout, firmandone 206 in in 105.2 lanci. L’anno scorso Salas era a Bologna. Voluto dagli Athletics per dare prestigio al loro monte di lancio. Salas disputa un regular season da 5-0. ER 1.62, e 68 strikeout in 42.2 inning. Nei playoff 2 vinte, nessuna persa. ERA 0.6. 28 K in 15 ip. Il primo di agosto 2015 salas lancia un’altra “no-hit”, contro Grosseto, allo stadio Jannella in una partita di playoff. Chiude la stagione, dunque, imbattuto. Lo chiama Imola, Club che ha notevoli ambizioni e che ha nel roster gente come Jorge Luis Sosa e Juan Pablo Angrisano, e anche Christian Gnudi (529 di average e 882 di slugging in quest’avvio di campionato!), Amedeo Focchi, Erik Gelli, Federico Mularoni.
Marino Salas sta viaggiando con 0.00 di ERA, 3 partite vinte su 3 lanciate, 21.1 rl e 37 strikeout (concedendo appena 3 bb). Salas-Angrisano è decisamente una batteria “fuori del comune” per la serie A.
Frank Andy Montieth Herrera – il suo nome completo – è nato l’11 gennaio 1985. Debuttò nella “Serie Nacional” di Cuba nella stagione 2003-2004. Con la prestigiosa casacca degli Industriales, mitico club dell’Avana. Nella stagione del debutto 2 partite vinte, 3 perse e ben 13 salvezze, con 2.34 di ERA. Quell’anno Montieth ottenne il riconoscimento di “Rookie of the year”, precedendo Yoenis Cespedes. Un anno speciale per Frank, allora diciannovenne. L’inserimento nel roster della “Seleccion”. Va ad Atene con la Nazionale di Cuba, che vince la medaglia d’oro olimpica. E’ stato come vivere dentro un sogno, dentro una favola, per Montieth. Immaginate, vincere un’Olimpiade all’età di 19 anni! Nella regular seson del campionato 2005-2006 Montieth realizza 7 vittorie-5 sconfitte in regular season (3.13 di ERA) e confeziona un 4-2 nei playoff, guidando gli Industriales a vincere il titolo. Nel 2015 ha fatto parte ancora della Nazionale cubana, in occasione del WBSC Premier12.
E ora Montieth è a Bologna. Sul monte di lancio degli Athletics un campione degli Industriales, team storico, vincitore di ben 12 titoli del campionato cubano, dal 1963 al 2010.
Grande storia, quella degli Industriales, che giocano nel famoso Estadio Latinoamericano dell’Havana, fascinoso impianto da 55 mila posti.
Nella sua storia il Club degli Industriales ha avuto giocatori leggendari, come Urbano Gonzales, Pedro Chavez, Antonio Jimenez, Lazaro Vargas, Javier Mendez, Jorge Fumero, Orlando “El Duque” Hernandez, Ricardo Lazo, Agustin Marqueti, Germàn Mesa, Lazaro Valle.
Foto del fotografo di redazione Lauro Bassani/PhotoBass.eu
Non vedo l’ora(se mai ci sara’) di un derby Athletics-Fortitudo giocato nel Bronx(cosi’ chiamiamo il Pilastro qui a Bologna) in massima serie.