La clamorosa decisione presa dopo l’Harleem Week. Comunicazione al CF della Fibs

Pubblicato il Ago 9 2022 - 9:58pm by Massimo Moretti

E’ stato un gesto che sta scuotendo il movimento del baseball nazionale, con una missiva indirizzata al presidente FIBS Andrea Marcon ed a tutti i Consiglieri Federali, il Team Manager della Nazionale Elite di Baseball Gigi Mignola ha rassegnato le proprie dimissioni dall’incarico di Team Manager della Nazionale Elite. Abbiamo raggiunto, il vice presidente federale Mignola, in questi giorni, per ascoltare anche i motivi di tale decisione.

Un gesto, che in Italia è sempre visto come un sorta di polemica, invece, il tuo di che cosa si tratta?

“”Ho scelto di compiere questo passo avendo avanzato da molto tempo delle perplessità personali soprattutto su aspetti gestionali ed organizzativi che sono stati intrapresi dopo la mancata qualificazione olimpica. O che peggio non sono stati cambiati nonostante molte segnalazioni. Dal punto di vista strategico penso che non si possa dimenticare, o ridimensionare, il progetto della Nazionale U23, che deve diventare il serbatoio della Nazionale Elite. I nostri atleti, credo che sia evidente ormai a tutti gli addetti ai lavori, tendono a maturare più tardi rispetto a pari età europei e extraeuropei  Quindi non è il risultato della settimana olandese a farmi prendere questa decisione. Non spetta a me, nel mio ruolo attuale e precedente, valutare gli aspetti della prestazione durante un torneo. 

Ho riflettuto molto nell’ultimo periodo su queste situazioni e nel mio ruolo “politico” che mi impone di guardare più lontano del 2023 ho pensato che servisse una scossa, dare un segnale a tutti che se si vuole pensare al futuro bisogna ripensare molte delle cose che stiamo facendo, o peggio non facendo.”

In una stagione in cui, dopo la cancellazione da parte WBSC Europe del Super Six e con solo Harleem Week come appuntamento principale della Nazionale Elite, personalmente avevo pensato ad una nazionale di giovani e prospetti, cosa che non è avvenuta se non solamente in parte nella settimana olandese. Si doveva poteva fare qualcosa di diverso in questo senso?

“Non voglio parlare di convocazioni. Ne parlano già troppi ed in Italia rimane uno di quei giochi che appassiona un po’ troppo gli addetti ai lavori. In realtà vorrei, affrontare questo discorso in maniera più ampia ed anche articolata. La nostra nazionale, dobbiamo dirlo senza paura ed ipocrisie, non è allo stesso livello della nazionale olandese, che può disporre su un bagaglio di giocatori nettamente superiore al nostro. E’ un dato di fatto oggettivo, da una decina di anni a questa parte siamo in lotta per il podio in ambito europeo, con la Spagna, con Repubblica Ceca e Germania che crescono sempre di più, senza dimenticare Israele o Grecia versione USA. La nostra opinione pubblica continua ad inseguire una epoca in cui eravamo in due, e che non esiste più che appartiene al passato. Al posto di rispettare la crescita di altri movimenti e perchè no anche copiare soluzioni e idee che stanno portando avanti continuiamo solo a guardare indietro. Lo sport insieme alla nostra società è cambiato tantissimo, in ogni ambito ed aspetto. I nostri giovani più talentuosi inseguono il sogno USA, ma si vanno a scontrare con un sistema “tritacarne” , in fondo se non sei una prima scelta dal momento che comunque ti ho fatto un contratto ti posso sempre usare da buon “sparring partner” sino al termine dell’accordo, creando di fatto la condizione che spesso li porta a smettere completamente di giocare a baseball in maniera prematura. Così succede anche nei nostri campionati giovanili. Sono quindi pochissimi quei giocatori, usciti anche dai sistemi di alta formazione precedentemente esistenti, che hanno raggiunto un livello alto, ma soprattutto che lo hanno mantenuto e che poi sono rientrati in Italia ad innalzare il livello del nostro campionato. Io continuo a pensare che dobbiamo invece saper costruire solide carriere sportive nei nostri ambiti territoriali. Creare le condizioni per cui più persone possibili rimangano nel nostro ambiente una volte entrate. Il nostro sport vive nel limbo (da sempre) tra dilettantismo e professionismo, ma dobbiamo constatare che non avendo le possibilità economiche per affrontare stagioni lunghe (chi è disposto realmente ad affrontare una stagione agonistica da aprile ad ottobre sui nove inning con più partite settimanali?) dobbiamo ripensare veramente e rimodellare  le stagioni agonistiche secondo le nostre possibilità. ” 

Poi dobbiamo farcene una ragione, nonostante gli sforzi compiuti e milioni di euro spesi dalle diverse gestioni federali negli ultimi 30 anni, non abbiamo appeal verso i media tradizionali che in Italia, sono campioni di provincialismo e di gossip. Basta vedere i giornali nazionali sportivi invasi unicamente dal calcio, che dimentica tutto lo sport italiano, non solamente il baseball o il softball. Un evento come quello di Erika Piancastelli che ha partecipato all’HomeRunDerbyX con la casacca degli Yankees, forse la squadra sportiva più famosa al mondo, non ha avuto riscontro in Italia, perché le redazioni italiane erano troppo impegnate sul pettegolezzo dei calciatori e della loro vita di coppia. Non guardano cosa succede nel mondo, non facciamocene una colpa,  ma constatiamo che questa è la situazione. Succede che poi abbiamo anche troppo: lo streaming è uno strumento importante ma un’analisi su come lo usiamo va fatta, non è che sta portando via persone dagli stadi? Gli analisti dei social media cominciano ad avvertire che certi strumenti stanno diventando dei boomerang, cito ad esempio la visione degli Highlights, sta sottraendo sempre più pubblico alle dirette, lo stesso calcio sta subendo una flessione del 0,16%. Forse è tempo di avere meno streaming o di usarlo la dove non vi sono le condizioni di presenza del pubblico e magari utilizzarlo come veicolo di promozione per richiamare più persone sulle tribune con l’aggiunta di eventi collaterali e continuo a pensare che per sport di nicchia come il baseball e softball l’avere più praticanti serve ad avere più persone allo stadio, di tutti i livelli, e più persone che finita la propria carriera sportiva rimangano nel movimento, a qualsiasi età. Che diventino volontari, dirigenti, arbitri, classificatori o semplicemente appassionati. 

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Massimo Moretti

Nato nel 1973....aspettando da troppo tempo lo scudetto. Semplice appassionato di baseball come tutti quelli che vivono nella città del Tridente. Ottima prima base nei tempi (mio giudizio) protagonista assoluto in una partita con la maglia dei Ragazzi del Nettuno B.C. contro gli americani della base Nato di Napoli (ho le prove ed i testimoni). Vanto una presenza al piatto con la maglia del Baseball Club Rovigo in serie C nono inning uomo in base sotto 3 a 1 in quel di Poviglio strike out senza gloria. Ho provato la scalata nelle Minors come da foto profilo ma senza successo.