A quattro settimane dalla fine della “Regular Season”

Pubblicato il Giu 21 2016 - 9:44pm by Ezio Cardea

Non so se gli acritici (o solo blandamente critici)  sostenitori dell’attuale campionato IBL si siano resi conto di qualcosa che non passa inosservata a chi, invece di ritenersi appagato e di  esaltarsi per qualche partita quasi vedesse incontri di MLB, ha veramente a cuore le sorti del nostro baseball.

A quattro settimane dalla fine della regular season possiamo dire che ormai sappiamo, in assenza di eventi che nulla hanno a che vedere col baseball giocato (es.: defezioni improvvise non sostituibili adeguatamente),  quali saranno le squadre che approderanno ai Play Off. Sento già  qualcuno esclamare: se solo ora abbiamo la quasi certezza delle 4 finaliste, vuol dire che questo campionato è un vero successo,  un campionato eccezionale!

Diciamo subito che i nomi di ben tre delle quattro prossime finaliste erano noti prima ancora che cominciasse il campionato: per la quarta posizione c’era un dubbio tra il Parma ed il Nettuno, ma già da qualche settimana si profilava la maggiore consistenza di quest’ultimo Club; quanto poi alle quattro settimane dalla fine della regular season,  se possiamo considerarle come ultime battute di un campionato di 38 settimane come quello di calcio con una partita settimanale,  non possiamo certo ritenerle tali nel nostro che si svolge in 14 settimane in ognuna delle quali si giocano tre partite. In sostanza siamo ancora a ben 12 partite dalla fine della stagione regolare e già conosciamo anche la molto probabile quarta  finalista!

Si, va bene, replicherebbe chi è interessato solo al proprio divertimento, ma ancora è molto dubbia la conquista del primo posto in classifica e quindi l’interesse resta alto!

E’ semplice replicare che la conquista del primo posto nella regular season non significa proprio niente, quando addirittura non porta male: provate a chiederlo alle protagoniste della scorsa stagione!  Quindi l’arrivo in testa alla classifica a fine regular season riveste un interesse relativo.  Aggiungiamo che  viene a mancare anche l’interesse per il quarto posto e che non esiste più la lotta per la permanenza in IBL:  cosa rimane ad alimentare un tifo sempre più fiacco?

Tuttavia un interesse c’è, non per i raffinati (si fa per dire) intenditori di baseball, ma per un pubblico tenace e purtroppo molto limitato (probabilmente anche deluso) costituito dai tifosi di Padova e Novara: chiudere la stagione cercando di non vedere appioppato alla propria beniamina il record delle sconfitte.

Ma al di là delle osservazioni di cui sopra relative ad una realtà che è concausa, e forse la più importante, del continuo annuale regresso dei dati generali sulle  presenze allo stadio, non deve sfuggire un altro aspetto apparentemente insignificante, legato alla precoce perdita della lotta per la conquista della quarta posizione in qualifica.

Quando il massimo campionato era a 10 squadre, sebbene alcune di queste fossero decisamente al di sotto del livello delle altre, si poteva ben raffigurare un campionato molto equilibrato con otto squadre. Passati ad un campionato ad 8 squadre, l’equilibrio di livello qualificativo si è abbassato a sei squadre. La lotta per   entrare nei primi quattro posti era viva fino all’ultima partita e spesso coinvolgeva più di due squadre.

Ora siamo arrivati al punto che, nemmeno a metà del girone di ritorno, questa lotta è già finita.

Di questo passo ci vuol poco ad immaginare che in un futuro molto prossimo potremo sapere fin dalle prime battute di inizio stagione quali saranno le 4 squadre dei Play Off.  D’altra parte, se non ci fosse stato qualche dubbio tra Parma e Nettuno, questo pronostico sarebbe stato possibile già all’inizio di quest’anno. Altro che lotta furibonda per assicurarsi uno dei quattro posti per i playoff!

Vedo gli occhi stralunati di chi non riesce ad afferrare la gravità della cosa e, facendo spallucce, esclama: tutto qui?

Evidentemente costui non afferra ciò che si sta evidenziando da sé: la palpabile testimonianza di un declino costante ed inesorabile che la dirigenza federale finge di ignorare con la complicità dei presunti (anche in buona fede) appassionati che non ravvisano la necessità di un cambiamento. Invocare un cambiamento non vuol dire  “buttare fango” su IBL, ma  essere veri appassionati del baseball e voler  disinteressatamente  bene al baseball italiano.

Affermare che  si desidera avere nella massima serie 8 squadre tutte ben attrezzate e domani forse anche 10 (senza nemmeno accennare a come e cosa fare per ottenere quel risultato), non può mettere la coscienza a posto: questo è il desiderio di tutti, perfino di chi pensa solo al proprio divertimento. Per dire senza ipocrisia di voler bene al baseball bisogna ammettere che bisogna cambiare e, se non si sa come, bisogna almeno cercare di valutare le proposte di chi ha il coraggio di farle.

Ho criticato le politiche seguite dai vertici federali da più di trent’anni, non per il gusto di infangare (chi, perché e a quale scopo se non faccio parte di alcuna Società, né ambisco ad incarichi federali?) ma perché  ascrivo ad esse, e non all’ineluttabilità del fato e tanto meno alla perdurante crisi economica, il continuo scivolamento in basso del movimento. Ma non mi sono affatto limitato a criticare: ho proposto un  possibile rimedio  motivandone le ragioni fin dal 1980 come dimostra questo documento ricavato dalla famosa rivista Tuttobaseball/Softball n. 13 del 24/6/1980:

 

I concetti espressi in quel lontanissimo 1980 sono tuttora validi e, anzi, dimostrano quanto avessi visto giusto giacché le criticità di allora, per nulla rimosse dalle innovazioni di Fraccari,  ora si sono acuite anche a causa sua  perché ha totalmente separato il massimo campionato dal resto del movimento.

Il che è un danno non solo per una mia tesi,  ma addirittura per  giudizio dello stesso Fraccari che ebbe a constatare, durante gli Stati Generali di Tirrenia del 2014:

“Oggi si è interrotta la filiera fra le società di vertice e il territorio: si sta purtroppo sterilizzando il campionato di vertice, isolandolo dal resto del movimento” dice Fraccari, che prosegue: “non possiamo permettercelo, se vogliamo vedere tornare gli appassionati sulle tribune, ma anche aumentare la base”

Sembrava cadere dalle nuvole,  ma è stato proprio lui a sancire il distacco definitivo della testa dal corpo con l’abolizione delle promozioni/retrocessioni mentre, invece, avrebbe dovuto  studiare come colmare quella frattura.

Quel discorso preludeva alla ulteriore riforma, questa volta nella direzione giusta, che Fraccari avrebbe voluto introdurre proprio per ridurre quel gap deleterio tra prima e seconda serie: un campionato con due gironi da 6 squadre  e a due fasi, la prima delle quali doveva essere propedeutica alla seconda formata da squadre di egual valore. Fraccari è stato boicottato e, tolto il sottoscritto, nessuno lo ha appoggiato: ora non osa più nemmeno riproporre quella sua idea che, sostanzialmente, è improntata alla stessa logica alla base della mia proposta del 1980.

Quella riforma, riproposta recentemente su alcuni siti, compreso Baseballmania (vedi “Lo Spread e i Campionati”, pubblicato  21/1/2013), analogamente a quella di più modesta portata sostenuta da Fraccari,  teneva in considerazione il fatto che ci fossero almeno sei squadre altamente competitive per il titolo. Dopo la prima fase che avrebbe assorbito tutti gli squilibri inevitabili dovuti all’aumento del numero delle squadre, il campionato sarebbe continuato nel clou della stagione con due raggruppamenti omogenei: uno di altissimo livello dei Club destinati a giocarsi il Titolo di Campione d’Italia, e l’altro per candidare la squadra alla conquista della Coppa Italia.

Se tale proposta non fosse stata boicottata, ora il Novara ed il Padova invece di penare fino all’ultima partita della stagione si sarebbero trovate in quest’ultimo raggruppamento, pur sempre in IBL, ed avrebbero avuto le loro soddisfazioni: pronte, l’anno successivo, a tenare l’ingresso nel gruppo più importante.

Credo che entrambi i predetti Club si leccherebbero i baffi se oggi fossero  nella condizione di non essere “società materasso” per tutta la stagione.Più aspettiamo nell’attuare una simile riforma,  meno efficace sarà quel progetto in quanto la realtà sta dimostrando che ora le squadre competitive sono solo quattro!

Vogliamo continuare a farci del male?

Foto del fotografo di redazione Lauro Bassani/PhotoBass.eu

 

WordPress Author Box
Ezio Cardea

Nato a Milano il 9/12/1936, ha svolto attività come giocatore e come tecnico dal 1948 al 1980 partecipando ai campionati di prima serie dal ’55 al ’72, quasi sempre in società milanesi. Abbandonato il campo per impegni di lavoro, ha continuato a collaborare saltuariamente con società milanesi in supporto alle squadre giovanili e all'attività presso le scuole. A contato col baseball praticamente dal dopoguerra ai nostri giorni, ne conosce la sua evoluzione e ne ha evidenziato fin dal 1980 le criticità: prima fra tutte, a suo avviso, quella creatasi a causa della tendenza delle varie amministrazioni federali a potenziare il livello del campionato di punta fino a creare una frattura col resto del movimento, frattura insormontabile se non con l’'ingaggio di una forte percentuale di atleti d’oltre oceano.

6 Commenti Unisciti anche tu alla conversazione!

  1. luigi 21 Giugno 2016 at 07:38 -

    Egregio Ezio Cardea, io leggo sempre con notevole interesse le sue disamine condotte con estrema lucidità e lungimiranza e mi trova d’accordo su tutto.
    Chi ha vissuto la storia del baseball e della fibs dagli anni 70/80 in poi e ne ha visto prima il declino manageriale e poi economico/finanziario e tecnico, si rende a facilmente conto di quanto abbia ragione da vendere, personaggi come Benek ma anche anni d’oro come quelli trascorsi non sono così facilmente ripetibili, ma qualcosa si può fare e per fortuna ci sono persone come lei che si ostinano, ad indicare una strada da percorrere, per amore di questo sport e per competenza. Dopo questa che potrebbe essere intesa come una sviolinata ma non lo è, guardiamoci intorno: nel we prossimo ci sarà l’all stars game con il circo dell’ home run derby e coreografie varie, udite udite in quel di Piacenza. Bene per Piacenza mi fa piacere se lo merita, ma lo stadiomi pare possa ospitare al massimo 1000 persone? Già si prevede allora una affluenza limitata. Le convocazioni: per la Nazionale mi pare si sia raschiato il fondo del barile, basta vedere i lanciatori convocati (qualcuno dirà ma non ce ne sono altri, giusto) le convocazioni degli all stars ancora non si conoscono, sappiamo che ci saranno Sciacca e Martone, e poi Aluffi e Duarte come coaches, ma non sono i protagonisti dei risultati un po deludenti di Padova almeno per quanto riguarda l’attacco? Allora qualcuno potrebbe rispondere come sopra: ma non ce ne sono altri….Ecco la pochezza del nostro campionato si vede, secondo me, anche da qui. Lo scorso anno andai a Bologna a vedere questa tanto pubblicizzata partita Nazionale/all stars e ho giurato di non andarci più; una farsa con pochissimi contenuti tecnici e nulla più se non qualche americanata per rallegrare un pubblico poco divertito. Forse quest’anno ci sarà Cedeno, Mirabal, Ruiz, Rizzo, Alvarez, e chi più ne ha più ne ha…stranieri/venezuelani ce ne sono a bizzeffe. Viene da dire: “a ridatece Toro Rinaldi e Castelli, Orizzi, Varriale, Passarotto, Costa e Borghino, Luongo, Luciani, Mike Romano, Bianchi, Ceccaroli, Cabalisti, ……….”

  2. armando 21 Giugno 2016 at 09:13 -

    1000 persone lo stadio di Piacenza non li contiene, a meno di strutture provvisorie in allestimento, comunque giusto dare a una piazza come questa un evento per propagandare il ns sport, sbagliato è disputarlo in luoghi dove è già sviluppato, concordando che lo spettacolo agonistico non è dei migliori.
    Per il campionato ho sempre appoggiato l’idea del Sig.Cardea di ampliare a più squadre delle attuali facendo una prima fase a 2 partite e una finale a 3 o 4 gare, ma mi pare che questo abbia tentato di fare anche la FIBS ma non ha avuto riscontro da parte delle società di Serie A, forse si preferisce lottare un titolo che non ha nessun valore(per poi sparire come alcuni casi(Grosseto, Reggio Emilia,Redipuglia, Piacenza…….).
    Basterebbe forse dare i veri nomi ai campionati A,B.C…
    Riscontro che nessuno dei prossimi candidati alle elezioni si sia esposto sull’organizzazione dei campionati.

  3. aliante 21 Giugno 2016 at 10:35 -

    Uno dei problemi che creano questa situazione, e’proprio il guardarsi dietro, i giocatori che lei ha nominato non giocano piu’, hanno giocato in situazioni diverse, i dirigenti hanno “diretto” in momenti diversi, oggi il mondo e’ questo e bisognerebbe creare il clima migliore per far lavorare bene chi c’e’oggi in ogni ruolo ( anche giocatori)

  4. Ezio Cardea
    Ezio Cardea 21 Giugno 2016 at 14:15 -

    Ovviamente mi fanno piacere i commenti come quello di Luigi e Armando, e so che sono tanti a pensarla allo stesso modo non solo tra chi, come me, non ha altra arma che lo scrivere in quanto non faccio parte di alcuna struttura né societaria né federale.
    Infatti, se non hanno nel frattempo cambiato idea, hanno espresso proprio su questo sito il loro desiderio di una prima serie più ampia diversi dirigenti della A Federale.
    Uno di questi ha addirittura organizzato un incontro (Sesto Fiorentino) per meglio studiare questa possibilità. Se molte società non hanno partecipato, non vuol dire che non ci fosse un numero di Club sufficiente a raggiungere l’allargamento minimo, 12 squadre, previsto da Fraccari.
    All’interno di IBL c’erano altri Club interessati alla cosa (Godo, Grosseto e Novara e che non si sarebbero ritirati se il progetto si fosse realizato), ma ovviamente in minoranza: come noto, l’IBL è stata costituita con una norma (non so quanto scaturita da Fraccari …) che, quasi si trattasse di vera lega (che legalmente non esiste!), la blindava: mi riferisco alla falcoltà concessa alle società della stessa IBL di decidere sui nuovi ingressi.
    I comunicati federali, salvo che me ne sia sfuggito qualcuno, hanno sempre annunciato le decisioni prese (di rimanere piccoli!), ma mai le motivazioni: quindi circola la leggenda metropolitana secondo cui non si sono trovate le società disponibili all’allargamento.
    Ho fondati motivi per ritenere che la verità sia molto diversa e sarebbe bello se, per esempio il Presidente del Godo che ha partecipato fino allo scorso anno a tali riunioni, ci raccontasse un po’ delle discussioni avvenute all’interno di IBL nelle riunioni che precedevano l’inizio stagione e ci dicesse chi e con quali argomenti si opponeva all’allargamento che, alla fine, Fraccari ha smesso di proporre.

  5. Nicola R. 22 Giugno 2016 at 09:21 -

    Egregio Cardea ,ho trovato interessante come sempre il suo punto di vista, però penso sia ingeneroso parlare del Padova come di una realtà non preparata per l’ I.B.L. .
    Va ricordato che l’anno scorso dopo soli due anni nella massima serie , il Padova ha disputato i play off,
    va ricordata inoltre la serietà della società e del presidente
    Tommasin che ha sempre rinforzato la squadra di anno in anno.
    Purtroppo nello sport, non sempre si viene ripagati nel modo adeguato nei risultati malgrado l’impegno profuso.
    saluti da uno spettatore di Padova

  6. Ezio Cardea
    Ezio Cardea 22 Giugno 2016 at 13:42 -

    Gentile spettatore di Padova

    non ho per nulla inteso essere ingeneroso né verso il Padova né verso il Novara e tanto meno verso i loro tifosi. Se ho dato questa impressione, me ne scuso.

    Intendevo solo sottolineare che con una diversa impostazione del campionato che preveda lo svolgimento dello stesso in due fasi, qualunque squadra dovesse per qualsiasi ragione imbattersi in una annata sfavorevole nonostante l’impegno di dirigenti, giocatori e tecnici, il suo calvario, ora lungo quanto l’intera stagione, si limiterebbe alla sola prima fase: nella seconda, oltre a sottrarsi a punizioni severe, avrebbe la possibilità di competere alla pari, di aspirare ad inserirsi nel pool per la Coppa Italia, e sarebbe sempre in prima serie continuando a beneficiare di quei fari che si spengono cupamente al di fuori di IBL. Nella stagione successiva avrebbe sempre la possibilità di inserirsi nella pool Scudetto . Insomma, avrebbe tutto da guadagnare.

    Chi invece monopolizza i suddetti titoli e la conseguente possibilità di partecipare a Coppe e Tornei europei, si blinda e non vuol sentir parlare di allargamento nemmeno per bocca di Fraccari: l’allargamento è ciò che a suo tempo ha consentito alle piazze medio/grandi di inserirsi nel baseball di prima serie localizzato soprattutto in Milano Roma e Torino, fino a spodestarle per divenire le nuove culle del baseball italiano.

    Le “romagnole” non vogliono rischiare la stessa sorte, ma non capiscono che il discorso dell’allargamento ora proposto è nuovo e non è, né deve essere inteso, ad “escludendum”: deve essere un vero allargamento, che Fraccari prevedeva fino a 12 , ma che è realizzabile fino a 18 squadre in 3 gironi come ho descritto nei miei articoli. Non si deve temere uno scadimento del campionato perché la “fase di qualificazione” consente il mantenimento dell’alto livello qualitativo ad oggi raggiunto, che confluirebbe – nella seconda fase – nel gruppo delle sei più forti squadre (oggi purtroppo diventate quattro!). Ma nemmeno si deve temere l’uscita dal giro di un club di vertice se non a causa di una forte crisi interna della società. Difficile prevedere una cosa del genere per qualcuno dei grandi Club attuali.

    Purtroppo detti Club temono la concorrenza nella disputa dei titolo che ormai, e sic stantibus rebus sempre di più, sono loro esclusivo appannaggio da decenni. Tre Club come Parma, Padova e Novara sono già un rischio e abbiamo visto che perfino Padova e Novara, per quanto fortemente distaccate in classifica, possono dare forti dispiaceri: dare chance ad altre 5 o più squadre, aumenta terribilmente il rischio.

    L’egoismo di chi non vuole assolutamente l’allargamento nascondendosi dietro il paventato crollo del livello tecnico, non consente di uscire dal tradizionale campionato a girone unico costringendo le più deboli ad un deleterio calvario; inoltre mortifica l’intero movimento perché impedisce che possano tornare alla ribalta Milano, Roma e Torino sedi dei più importanti quotidiani sportivi i quali hanno ormai relegato il baseball nelle ultimissime pagine in spazi raramente più ampi di 15 cmq: la riconquista di spazi più dignitosi, realizzabile solo col ritorno di tali piazze nel baseball di primo piano, sarà di grande giovamento per tutti, comprese le attuali partecipanti ad IBL perché i loro sponsor potrebbero adeguare al maggior raggio di azione di quella stampa le risorse che ora sono commisurate ad un ritorno pubblicitario quasi esclusivamente locale.

    Quelli accennati sono solo una parte delle tante argomentazione trattate in vari articoli pubblicati da Baseballmania nei quali ho dimostrato che i tanti vantaggi di una simile riforma soverchiano le poche ed inconsistenti negatività opposte spesso solo strumentalmente.