Continua il nostro viaggio tra le protagoniste del softball italiano. In questa occasione intervistiamo Sofia Gregnanin.
Quando hai iniziato a fare i primi passi nel mondo del softball?
“Avevo 10 anni. Conoscevo già abbastanza il mondo del batti e corri perché a Rovigo fanno un buon lavoro nelle scuole per reclutare più bimbi possibili, quindi me ne ero innamorata già da un po’.
Ho giocato sia a softball che a baseball (tanto per me più giocavo meglio era) fino ai 14 anni, dopodiché per ovvi motivi ho proseguito solo con il softball”.
Quali sono stati finora, il momento più bello e quello più brutto della tua carriera?
“Questa è una domanda difficilissima a parer mio, credo qualunque giocatore potrebbe trovare almeno 10 momenti meravigliosi e altrettanto terribili nel corso di una sola partita, figuriamoci in un intera carriera.
Direi il più bello in assoluto la promozione in A1 con Rovigo nel 2014: durante gara 5 contro la Sestese ho battuto un triplo e poi sono stata portata a casa su squeeze play per il primo punto della finale.
Era il mio primo anno in A2, ho imparato quanto sia importante fare gruppo e che i sacrifici pagano, a tal punto da diventare un giocatore incisivo all’interno di una partita importante nonostante l’età e l’esperienza che comunque mancava.
Il più brutto forse lo individuo alla fine della stagione 2018, quando ho deciso di andare via da Rovigo perché gli obiettivi della società erano diversi dai miei. È sempre difficile lasciare casa”.
Quali sono, secondo te, i tuoi punto di forza e gli aspetti su cui, invece, credi di poter migliorare?
“Ti dirò che forse corrispondono alla stessa cosa. Tendo ad essere molto autocritica, e questo mi consente di lavorare sui miei limiti, correggere i difetti. Al contempo non mi permette di godere dei traguardi che raggiungo, perché trovo sempre “smussi” alle mie prestazioni”.
Dovendo stare lontano da casa per la stagione agonistica, cosa ti manca della tua terra?
“Sicuramente la mia famiglia, ma ciò che mi manca di più e dove corro ogni volta che torno a Rovigo è il campo, le mie “vecchie” compagne di squadra, la mia (se scrivo “vecchia” e legge mi ammazza) allenatrice. A Rovigo il campo è un posto dove andare anche quando non hai allenamento, c’è sempre qualcuno con cui scambiare due parole, una partita da guardare e il calore delle persone che considerano quel posto “casa”.
Che cosa ti piace fare nel tempo libero, quando sei lontana da partite e allenamenti?
“In realtà nel tempo libero mi piace allenarmi. Magari farmi una bella corsa, un paio d’ore in palestra (covid permettendo), una camminata in montagna o affini.
Non disdegno il buon vino e le conversazioni che mi arricchiscono”.
Segui e ti piacciono altri sport oltre al softball?
“Il mondo dello sport mi appassiona in generale, anche se non mi ritengo “tifosa” di niente, tranne che della squadra per cui gioco io”.
Quest’anno nonostante tutte le difficoltà legate al Covid, con la tua squadra sei riuscita ad arrivare in finale e…?
“E.. purtroppo abbiamo perso. Dopo un anno degno di nota con Parma, ci siamo trovate davanti ad una squadra molto attrezzata, che ci ha fatto giocare un softball di livello. Credo sarebbe stata giusta la vittoria di entrambe le squadre, ma qualcuno deve perdere, è lo sport.
Parma, che premetto non essere più la mia squadra, resta a parer mio una squadra che merita di militare in serie A nel 2021″.
Obiettivi personali e di squadra per il 2021?
“Come ho già detto, non giocherò più a Parma (a cui comunque sono infinitamente grata per la stagione appena passata), al momento mi sono già spostata a Nuoro per seguire la preparazione invernale ed integrarmi con la squadra.
Il mio obiettivo è affine a quello della squadra dopotutto: non “essere in serie A” ma “esserci, e farsi sentire”.
Foto Eleonora Adorni