GIOVE PLUVIO SEMPRE PIU’ ARRABBIATO!

Pubblicato il Apr 23 2020 - 11:45pm by Ezio Cardea

Nell’ormai lontano 2016, un Giove piuttosto corrucciato (http://www.baseballmania.eu/notizie/news/campionato-corto-poco-p) per un massimo campionato sempre più alla deriva, ha voluto che quella stagione si concludesse con una partita di 5 inning tra mille contestazioni.

Persino tra parecchi tifosi della Fortitudo, vincitrice in modo fortunoso di quella gara, vi fu dello scontento e non poca delusione nonostante la conquista  dello  Scudetto,

Ma l’ira di Giove non ha per nulla scosso la dirigenza federale in carica, né quella subentrata l’anno successivo che ha continuato imperterrita la marcia del declino senza considerare che le minacce che piovono dal cielo, per quanto provenienti da un dio pagano, non vanno per nulla sottovalutate.

Infatti, nelle tre successive stagioni all’insegna del puro “status quo”, le punizioni  hanno continuato ad abbattersi sul massimo campionato, non più come temporali memorabili quale quello della ricordata  terribile serata di Bologna del 2016, bensì in modo ben più funesto e devastante: la sparizione da quel palco di cinque Club, di cui tre di alto livello con grande storia alle spalle.

A causa di questa incomprensibile perseveranza autolesionista nel non voler modificare nulla nel timore di abbattere il livello tecnico raggiunto (ma è più appropriato dire  “comprato oltre oceano”!), ci ritroviamo con una prima serie che nel 2016 aveva almeno 5 o 6 squadre competitive su 8 (circa 70%), e oggi ne ha solo 3 su 10 (30%)!

Complimenti ai cosiddetti lungimiranti che hanno posto il loro divieto ad ogni possibilità di rilancio del movimento agitando lo spauracchio dell’abbattimento della qualità del torneo!

Non vengano a dire che tale disastroso risultato è colpa dell’allargamento a 10, perché anche se le partecipanti al torneo fossero rimaste 8, la percentuale di squadre competitive sarebbe stata pari al 40% circa, quindi sempre fortemente inferiore a quella del 2016.

Non credano nemmeno di poter dire: figuriamoci, allora, se si fosse raggiunto l’allargamento a 12, per non parlare di quello a 18!  Non lo possono dire per il semplice fatto che un allargamento fatto in tempo ed in modo tale da rendere il campionato più accessibile ai Club con minori risorse, probabilmente avrebbe consentito la permanenza in prima serie di tutte e 5 le squadre sparite dallo scenario con gravissimo danno a tutto il movimento.

Ma torniamo a Giove Pluvio e ai dardi scagliati sul campo di Bologna in quella finale di Play Off del 2016.  Non essendoci stato alcun ravvedimento da parte dei suddetti autolesionisti piloti del movimento nonostante le punizioni inflitte con i clamorosi défault dei successivi tre anni, l’implacabile dio pagano, sentendosi snobbato proprio lui che è il dio più potente, ecco che questa volta ha scagliato sulla terra qualcosa di più micidiale dei lampi,

Così addio stagione.

Ma no, le menti fervide hanno già individuato la soluzione: accorciamo il campionato dividendo le 10 squadre in due gironi. Ovviamente zoppi.

Perfetto! Soluzione in perfetta sintonia col cammino in discesa intrapreso con ferrea determinazione: il girone unico avrebbe comportato animazione settimanale su 5 piazze con 10 partite e con tutte le squadre in attività, mentre con due gironi sono interessate 4 piazze per 8 incontri … e ogni settimane due Club stanno  con le mani in mano!

Insomma, si fa di tutto per giocare sempre meno, apparire di meno … offrire sempre minori spunti mediatici … Si fa l’esatto opposto di ciò che serve!

Si può obiettare che si tratta di una soluzione obbligata dall’impossibilità di far partire il campionato in aprile!

Davvero? Allora mi chiedo chi ci proibisce di recuperare in settembre e ottobre (come una volta!) la parte di stagione cui dobbiamo rinunciare: forse la previsione di una possibile nuova ondata del pandemico “coronavirus”? Mamma mia, che ottimismo!

Che sconforto pensare che si trovano tutte le scuse di questo mondo per cercare di giocare sempre meno! Ma con quale coraggio ci dichiariamo amanti ed appassionati del nostro sport se non facciamo altro che cercare soluzioni minimali che ci rendono sempre meno visibili con stagioni sempre più corte?

Intanto per colpa dell’irritatissimo Giove  siamo tutti bloccati.  Sono bloccati anche tutti gli altri sport e … speriamo che  non vengano a sapere che la causa di tutto siamo noi del baseball, altrimenti rischiamo il linciaggio!

 

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Ezio Cardea

Nato a Milano il 9/12/1936, ha svolto attività come giocatore e come tecnico dal 1948 al 1980 partecipando ai campionati di prima serie dal ’55 al ’72, quasi sempre in società milanesi. Abbandonato il campo per impegni di lavoro, ha continuato a collaborare saltuariamente con società milanesi in supporto alle squadre giovanili e all'attività presso le scuole. A contato col baseball praticamente dal dopoguerra ai nostri giorni, ne conosce la sua evoluzione e ne ha evidenziato fin dal 1980 le criticità: prima fra tutte, a suo avviso, quella creatasi a causa della tendenza delle varie amministrazioni federali a potenziare il livello del campionato di punta fino a creare una frattura col resto del movimento, frattura insormontabile se non con l’'ingaggio di una forte percentuale di atleti d’oltre oceano.

12 Commenti Unisciti anche tu alla conversazione!

  1. Tommaso 24 Aprile 2020 at 12:27 -

    Concordo pienamente. Non si gioca a sufficienza e la federazione fa di tutto perché questo non avvenga.
    Ferma tutte le attività dei club dalla metà di settembre in avanti. Ferma tutto ad agosto, quest’anno nelle due settimane centrali, ma perché anche in quelle? Così come avrebbe fermato tutto a Pasqua o in occasione del Torneo (giovanile) delle Regioni, se non ci fossero state cause di forza maggiore. Stabilisce che a rotazione i club osservino tutti uno o più turni di riposo, che non ha senso quando non c’è nulla da cui doversi riposare.
    Una federazione che pensa di aiutare il movimento a crescere, ma non lo fa neanche sulla carta, perché l’unico modo di crescere è quello di giocare, e giocare sempre di più. Ma se dall’alto non arriva nulla, o meglio arrivano solo danni, non si potrebbe proporre con maggior insistenza e convinzione dal basso, dai club?

  2. Ezio Cardea
    Ezio Cardea 25 Aprile 2020 at 11:21 -

    Caro Signor Francesco,
    qualcuno, ma non certo Lei, potrebbe dire che scrivere le cose col senno del poi è troppo facile. Vero, ma già nell’altro mio articolo avevo previsto il disastro cui si andava incontro, ed avevo ammonito:
    “… vorrei che questo segnale divino, pagano quanto volete perché di Giove Pluvio, ma divino, venga colto non solo da chi sta per cedere lo scettro del comando del movimento, ma anche e soprattutto da parte di chi ne prenderà le redini.”

    Sono molti i lettori assennati e veramente amanti del baseball che condividono e sostengono le mie idee sull’opportunità di abbandonare un percorso che ha portato al massacro diverse e gloriose realtà impoverendo il sempre più piccolo mondo del baseball italiano. Purtroppo, la dirigenza federale ha creduto di poter fare a meno non solo del dio pagano (e ci può stare) ma anche delle persone di buon senso.

    Pertanto raccolgo il Suo invito a tener duro. Bisogna farlo non solo contro il “coronavirus” che condiziona e comprime la nostra esistenza, ma anche contro il virus delle politiche palesemente fallimentari che condizionano e comprimono il nostro baseball da ormai troppo tempo.

  3. Ezio Cardea
    Ezio Cardea 25 Aprile 2020 at 12:00 -

    Il commento di Francesco è postato sotto l’articolo
    “ Coronavirus e Distanziamento sociale” ma ho preferito rispondere qui per riprendere e sollecitare la discussione sulla necessità di un cambio di politica.

    Apprezzo, quindi, anche l’intervento di Tommaso che condivide le mie osservazioni e propone maggior protagonismo “dal basso, dai club”, visto che il vertice è sordo a qualsiasi cambiamento.

    Giusto! Visto che la dirigenza federale mostra di essere fortemente condizionata dai Club più in vista (ma sempre meno numerosi!), è necessario che il resto del movimento difenda la sua dignità tanto più che il baseball “italiano” regge ancora proprio grazie allo spirito di sacrificio delle società dalla serie cadetta in giù.

    E’ ora che queste società ed i loro dirigenti facciano sentire la loro voce.

  4. Matteo Desimoni 25 Aprile 2020 at 21:50 -

    Scusi, signor Cardea, quali sarebbero le 5 società di alto livello fallite dal 2016? Io mi ricordo solo il Rimini, ma le cause non erano certo relative alla formula del campionato… sarebbe fallito anche se ci fossero state 50 squadre in A1.
    Comunque ritengo inutile disquisire sulla formula di questa stagione:Non ci sarà nessun campionato, mettetevelo in testa!

  5. Ezio Cardea
    Ezio Cardea 26 Aprile 2020 at 01:49 -

    Caro Signor Desimoni,

    benché io non sia giornalista e tanto meno iscritto all’albo, mi sento ugualmente vincolato a certe norme deontologiche che mi spingono a non deformare il senso delle affermazioni altrui. Salvo ovviamente errori o sviste in cui, come essere umano e non infallibile, posso incorrere: cosa che comunque escludo relativamente a quanto è oggetto del Suo rilievo.

    Per contro, però, noto che Lei non va troppo per il sottile nello scrivere cose non corrette. Infatti La sfido ad indicare dove ho scritto che sarebbero “fallite 5 società di alto livello dal 2016”.

    Chi ha parlato di fallimento?

    Ho ricordato testualmente la

    “sparizione da quel palco di cinque Club, di cui tre di alto livello con grande storia alle spalle”.

    Frase ben diversa, quindi, e ulteriormente travisata perché ho parlato di 3 Club di alto livello (anche se non menzionate è chiaro che alludessi al Rimini, al vecchio e glorioso Nettuno e, anche se in tono minore, al Novara); gli altri due team sono il Padova ed il Padule.

    Mi sembra un po’ imbarazzante, per un giornalista, prendere due cantonate nel leggere una sola riga! Sono convinto che si tratti di semplice distrazione.

    Quanto alle cause della “sparizione” dal palco mediatico (e non del fallimento) di 5 squadre in 3 anni, cosa molto grave, è inquietante escludere che si dubiti che questo scempio non sia attribuibile alla assurda volontà di non cambiare impostazione al campionato.

    La riforma che da sempre indico e che in scala più ridotta era stata timidamente sponsorizzata nel 2012 (credo) da Fraccari e in modo altrettanto timorosa da Marcon nel 2017, era tesa ad ottenere un campionato meno costoso e quindi accessibile ad un maggior numero di società. Il livello tecnico medio si sarebbe ridimensionato, ma il livello top non si sarebbe annacquato grazie alla fase preliminare selettiva delle 6 più forti compagini che, nella seconda fase della regular season, avrebbero combattuto per la conquista dello scudetto.

    I pochi ma potenti oppositori del progetto giustificavano la loro contrarietà sopratutto col timore del calo di livello.
    Ma è vero il contrario perché la competizione a 6 sarebbe stata di livello sia qualitativo che agonistico più alto di quanto possa esserlo con 8 squadre.

    Chi può razionalmente sostenere il contrario se non per motivazoni che nulla hanno a che vedere con l’interesse generale?

    Il Novara già da allora rinunciò alla prima serie proprio a seguito della bocciatura della riforma proposta da Fraccari. Quanto affermo non è una mia supposizione, ma una ufficiale dichiarazione del massimo esponente di allora del Novara, Giuseppe Guilizzoni, che aveva condizionato la permanenza in prima serie della società alla approvazione dell’allargamento a 12. La successiva parentesi del Novara in IBL ad opera di Pillisio fu solo devastante e, venuto a mancare quell’appoggio, divenne assolutamente insostenibile perché quel torneo ormai mostrava di non poter essere più compatibile economicamente con la gran parte delle società.

    Stessa sorte è toccata al Rimini che, perso Zangheri, forse , nonostante la delusione della vicenda “Pillisio”, con un diverso e meno oneroso campionato avrebbe potuto continuare a restare in orbita.

    Con una diversa strutturazione del massimo campionato, sicuramente avremmo visto ancora sul
    palco anche il Padova ed il Padule perché il loro ritiro non era dovuto ad un mai avvenuto “fallimento”, ma alla onerosità di un campionato ormai accessibile a ben pochi Club.

    Ben diversa è la motivazione dell’uscita di scena del vecchio Nettuno, ma in ogni caso la sua discutibile penalizzazione sarebbe stata di una sola stagione se fosse stato realizzato quel pur minimo allargamento rigettato fin dalla sua prima apparizione 7/8 anni fa.

    • Matteo Desimoni 26 Aprile 2020 at 14:21 -

      Le chiedo scusa se ho usato, erroneamente il termine fallimento (in effetti però il Nettuno, “vecchio” è fallito, ma ben prima, cioè nel 2013. Anche se ufficialmente il fallimento è stato dichiarato più avanti), in realtà mi riferivo proprio alla “sparizione”. La vicenda di Rimini non c’entra con il discorso del campionato “troppo costoso”, la prova ne è che Pillisio aveva in testa l’operazione ben prima di andarsene effettivamente a Nettuno. Ad ogni modo, vada bene l’allargamento, ma se per farlo dobbiamo abbassare il livello alla categoria cadetti, ovviamente esagero, solo per permettere a chiunque di partecipare, secondo me non ha senso. È giusto che esistano livelli diversi e che per scalari siano necessarie risorse diverse. È così in ogni ambito della società. Credo che tra un campionato “chiuso” e la soluzione che “sponsorizza” lei da anni, ci sia una via di mezzo….

  6. armando paggetti 26 Aprile 2020 at 10:17 -

    Ribadisco il mio punto di vista, se le 3/4 od X squadre, che se lo possono permettere, organizzino la loro lega indipendente professionistica da 2/3 mesi con 4/5 partite settimanali come ad esempio ABL Australiana, la federazione organizza il campionato dilettantistico allargato come da proposta di Ezio, le sopra menzionate potrebbero parteciparvi con le seconde squadre: X esempio Fortitudo con Longbridge, Parma con Oltretorrente, San Marino con Tinano Bears, Nettuno City con Nettuno 2. Oppure la Federazione organizzi tutte e due i campionati facendo partecipare alla coppa dei campioni le due vincenti dei relativi campionati.

    • Matteo Desimoni 26 Aprile 2020 at 19:46 -

      Mi scusi, ma non capisco a che pro? per far giocare a tutti i costi in A1 squadre che non se lo potrebbero permettere? Non riesco a vederne davvero l’utilità. Non ci sono giocatori italiani a sufficienza e quest’anno senza stranieri, se per caso si riuscirà a giocare, toccheremo con mano la realtà. Secondo lei, se le società più grandi non possono utilizzare gli stranieri, chi sarà a rimetterci? Provi ad indovinare..!! I giovani più capaci verrebbero ingaggiati da quelle squadre e sarebbero le cosiddette minori a rimanere in difficoltà. Secondo lei a quel punto come lo faremmo un campionato a 18 squadre? Con chi?

  7. Ezio Cardea
    Ezio Cardea 26 Aprile 2020 at 18:34 -

    Niente di più apprezzabile del riconoscere un errore anche del tutto involontario, cosa sempre difficile a farsi: Le fa onore e glie ne do atto. Tuttavia mi permetto di insistere che l’uscita di scena del Nettuno e del Rimini, pur nella diversità delle cause, è comunque riconducibile allo stallo in cui il baseball versa da ormai qualche decennio.

    Invece di capire e cercare un rimedio al fenomeno dell’abbandono del baseball da parte dei media e di conseguenza dei grandi sponsor, la Federazione si è ostinata nel cercare di spingere sempre più in alto il livello tecnico del gioco, col risultato di rendere sempre più esiguo il drappello dei Club economicamente capaci di attrezzarsi in modo adeguato. All’epoca della richiamata “svolta” c’erano 5 o 6 squadre nelle condizioni di farlo, mentre le altre 2 o 3 per arrivare ad 8 erano semplici comparse sottoposte ad umilianti calvari che inquinavano qualità ed interesse di tutta la stagione. Non solo: spesso tali società, dopo sacrifici enormi, erano costrette a dare forfait se non addirittura a sparire col conseguente giro implorante di Fraccari per reclutare nuove vittime.

    Fino a tutti gli anni ’90 le società che perdevano lo sponsor non faticavano a trovarne un altro, magari anche più importante. Successivamente le sponsorizzazioni sono diventate sempre più difficili, meno consistenti ed in alcuni casi son venute a mancare del tutto.

    La Federazione non ha saputo porre rimedio a quella situazione e, come tanti altri Club, il Nettuno ne è rimasto vittima. Però la sua nuova dirigenza, per nulla responsabile e anzi degna di rispetto ed ammirazione per aver salvato la società unanimemente riconosciuta simbolo del baseball italiano, invece di essere premiata ne sta pagando le conseguenze. Sono convinto che l’escamotage per sottrarre il vecchio Nettuno e i suoi nuovi meritevoli dirigenti si sarebbe potuta trovare: tuttavia, anche fosse stato veramente impossibile, con un diverso campionato oggi la società, come ho già detto, sarebbe già tornata sul palco che le compete.

    Il Rimini è altrettanto vittima dell’errata ottica federale. A causa dell’irresponsabile persistere della Federazione nel non cambiare le cose, alla morte del suo grande Patron il Rimini si è trovato in un ambiente ormai sterile per via di un baseball non più seguito dai grandi media ed abbandonato dalle grandi marche. In altri tempi non avrebbe dovuto ricorrere ad … errabondi “patron”: le società passavano da uno sponsor ad un altro senza problemi.

    Le basta osservare la cronologia degli sponsor della squadra della Sua città, alla quale sono particolarmente legato per l’onore d’averne vestito la maglia nel lontano 1961, ingaggiato (gratis!) dal mitico rag. Mazera e accolto con simpatia e indimenticabile calore dai giocatori e persino del pubblico che mi faceva sentire importante quasi come il potentissimo Cotton, di cui ero competitor nei fuoricampi!
    Gandolfi e le cronache della Gazzetta di Parma dell’epoca lo possono confermare .

    Ecco perché comprendo anche Nettuno e Rimini al pari di Novara, Padova e Padule tra le vittime di questa irrazionale volontà di pochi di mantenere il massimo campionato imprigionato in una gabbia mortale.

    La via di mezzo da Lei auspicata non riesco nemmeno ad immaginarla, forse perché non esiste.

    Però la via che da tanto tempo indico è concreta, percorribile e consente di mantenere alti, anzi di rendere ancora più alti livello tecnico, qualità e agonismo. Nel contempo consente a ben 18 squadre di mettersi sotto riflettori più idonei ad agganciare sponsor di maggiore importanza perché l’area mediatica, ora troppo ristretta, si allarga notevolmente … etc, etc., come più volte mi sono dilungato a descrivere assieme a tutti i vantaggi che deriverebbero al movimento intero.

    Perché rinunciare a tutto questo?

  8. Ezio Cardea
    Ezio Cardea 26 Aprile 2020 at 23:02 -

    I Suoi interrogativi, caro Desimoni, mi fanno pensare che Lei non abbia letto la riforma che varie volte ho illustrato su questo e su altri blog. Ma questa non è una colpa.

    Diversamente devo dedurre che Lei non ha compreso proprio niente né delle finalità del progetto né della sua assoluta realizzabilità, e soprattutto dei notevoli vantaggi che ne deriverebbero non solo a tutte le società compresi i club più forti, ma a tutto il movimento ed in particolare ai tanti possibili campioni che, diversamente finirebbero per appendere il guantone senza nemmeno mai aver avuto la soddisfazione di verificare le loro effettive capacità.

    Quando Lei afferma che verrebbero interessate squadre che non possono permettersi di affrontare la prima serie, di quale prima serie parla? Di quella a 8 o 10 squadre? In tal caso Le do perfettamente ragione .

    Si da il caso, però, che io non sia così folle: il mio progetto considera una prima serie a 18 nella cui impostazione quell’handicap viene del tutto annullato dalla “fase di qualificazione”. Tale fase ha appunto lo scopo di raggruppare le squadre in tre nuovi gironi omogenei per livello tecnico nei quali TUTTE LE 18 SQUADRE PER IL RESTO DELLA REGULAR SEASON AFFRONTANO AVVERSARIE DELLO STESSO LORO LIVELLO TECNICO! Sempre grazie alla fase di qualificazione, i tre nuovi gironi evidenziano tre livelli tecnici, il terzo dei quali è affine al livello della A2. La qualcosa annulla quasi del tutto quel salto tuttora in essere tra le due prime serie che ha provocato tanti défault: salire e retrocedere non sarebbe più un dramma e non obbligherebbe più le neopromosse a stravolgere il roster per adeguarlo al nuovo impegno.

    Ma che grado di intelligenza mi attribuisce nel pensare che il mio intento sarebbe quello di far giocare a tutti i costi in A1 squadre che non se lo possono permettere? Mi ha preso per un paranoico?
    Ma che cosa ha capito della riforma?
    Non ci sono italiani a sufficienza? Incredibile! Allora il disastro è ancora maggiore di quello che pensano i più pessimisti!

    Sorprendente la sua preoccupazione su chi ci rimette se non possono più giocare gli stranieri: Lei si riferisce all’eventualità che si giochi quest’anno? Quest’anno non può essere preso in considerazione per ovvie ragioni. Se invece Lei si riferisce ad una eventuale normativa da introdurre per limitare l’uso degli stranieri, allora Le sfugge che l’argomento è sicuramente da affrontare, ma nel mio progetto la cosa deve avvenire con una gradualità tale da consentire nel frattempo la crescita dei prospetti: prospetti che crescono solo se hanno la possibilità di cimentarsi nel massimo campionato.
    La Sua domanda retorica su chi ci rimette la dice lunga sulla Sua ottica, rivelatrice della Sua preoccupazione che possa essere intaccata la potenza delle squadre già forti.

    Ma la Federazione non deve ragionare secondo il “cui prodest”, ma in funzione del giovamento di tutti!
    Infine Lei afferma:

    “I giovani più capaci verrebbero ingaggiati da quelle squadre e sarebbero le cosiddette minori a rimanere in difficoltà”.

    Ecco un’altra frase rivelatrice! E’ proprio questa la grande pacchia che le società più ricche temono di perdere in caso di ampio allargamento del campionato!

    Infatti, finora le società di serie A2, private del diritto di salire in prima serie dal 2010 per regolamento (a mio avviso in contrasto con lo Statuto) e, nonostante il ripristino delle promozioni, tuttora di fatto prive di tale diritto per via della forte differenza tecnica con la serie superiore, costituiscono un largo parco cui le privilegiate di prima serie possono attingere per prelevare i migliori giocatori. Le società di A2, che per giusta coscienza non ostacolano le aspirazione dei loro migliori elementi, sono condannate a non crescere!
    Questa l’attuale situazione di grande privilegio delle società di prima serie e di intollerabile stato di soggezione cui sono costrette le società di A2.

    Ma se ben 10 società di A2 vengono inserite in prima serie per raggiungere quota 18, appare in tutta la sua evidenza una delle principali ragioni della forte resistenza da parte delle società “privilegiate” ad accettare l’allargamento, specie dell’entità che io suggerisco: il campo da cui ingaggiare prospetti si restringe fortemente perché le società opzionate in A1 non cederebbero più i loro migliori elementi.

    Senza contare che più sono le società che escono dal buio mediatico della A2, maggiori sono le possibilità che qualcuna di queste agganci qualche sponsor di rilievo, minacciando in tal modo la certezza delle solite note di spartirsi i titoli grazie ai quali partecipano alle varie Coppe Europee.

  9. Alberto 27 Aprile 2020 at 23:52 -

    Bsera
    Avete ben compreso in quale situazione ci stiamo trovando? Ancora andiamo avanti a parlate di argomenti improbabilmnente in questo momento auspicabili? Tutto a oggi è fermo, nessuno lavora, nessuno è autorizzato a programmare in libertà un possibile futuro. Il calcio non sa, il basket si e arreso, il tennis parla di guanti e il baseball ancora parla di un futuro paragonato al passato? Il 2019 non esisterà mai piu nella vita normale di tutti i giorni ed il 2020 sarà l inizio di una era diversa almeno per i prossimi anni. Pizzerie Barbieri, Ristoranti, Bar, Pasticcerie, le piccole aziende artigianali che sono quelle piu vicine a tutto il nostro sport che vivendo nel territorio ed alimentando con le loto pur piccole risorse economiche le singole società riusciranno a essere presenti? Dopo aver dovuto utilizzare la cassa integrazione forzara, usufruito dei 600 euro delle partite IVA, aver chiesto finanziamenti controgarantiti avranno la possibilità ed la forza di affiancare gli sport minori? Prima di parlare di Giove Pluvio facciamo la prima logica domanda: tutto va bene ma alla fine chi paga? E nessuno ancora ha toccato l argomento sicurezza sanitaria, sarà l ennesimo comitato? oggi il mio personale dubbio e identico a quello di DeSimoni ma alla data odierna ci sarà un campionato 2020? Un saluto

  10. Ezio Cardea
    Ezio Cardea 28 Aprile 2020 at 16:22 -

    Caro Signor Alberto,
    ho solo commentato una decisione federale, comunque doverosa anche se del tutto sbagliata, per consentire lo svolgimento del campionato qualora si aprisse uno spiraglio di uscita o di miglioramento della tragica situazione che stiamo vivendo.
    Ho sottolineato l’inopportunità di ridurre la regular season da 18 a 10 giornate perché i mesi persi dal forzato spostamento a giugno dell’avvio del campionato, si sarebbero potuti recuperare in settembre, ottobre ed eventualmente anche in novembre: cosa possibilissima perché il cambiamento climatico da diversi anni ha reso l’autunno propizio al gioco del baseball quasi di più dell’inizio della primavera.
    Questa tendenza ad accorciare sempre di più la durata del campionato, tendenza già in atto a prescindere dall’attuale calamità, irrita tantissimo Giove Pluvio ma soprattutto quanti sono veri appassionati del nostro sport.
    Lei, invece, sembra irritato verso questi ultimi!
    Potrebbe ipotizzarsi, come parrebbe intendersi dal Suo intervento, che la decisione di ridurre di ben 8 settimane la regular season sia dovuta anche alla comprensibile preoccupazione di possibili difficoltà finanziarie provocate da coronavirus.
    Se è stato tenuto in conto questo timore possono saperlo solo coloro che hanno partecipato alla seduta in cui sono state prese le decisioni. Personalmente credo che, più che di una giustificazione, si tratti di una scusa per terminare comunque la regular season entro agosto.
    Lei ha i dubbi di Desimoni, giornalista entusiasta e appassionato, la cui esperienza per ragioni anagrafiche non è raffrontabile alla mia, testimone di tutta l’evoluzione, nel bene e nel male, del nostro baseball. Rientro in pieno nella categoria tuttora a rischio e più penalizzata dal coronavirus, e proprio per questo ultimamente sento da tanti pulpiti una forte rivalutazione degli anziani per la loro utilità sociale (e – aggiungo io -perché i nonni come me portano i nipotini al baseball!) ma anche per i “valori” di cui sarebbero portatori. Quali sono questi valori se non la memoria del passato, patrimonio importante ed utile a ben orientare le scelte delle nuove generazioni?
    Beh, in questa “adulazione” vedo una forte ipocrisia perché in realtà questa categoria è immancabilmente liquidata dai giovani con un banale ed ovvio … “erano altri tempi!”
    Già, ma se i tempi sono cambiati, perché essere così ostinatamente contrari a cambiare un campionato vecchio, dallo schema vecchio che lo ha portato all’attuale declino?
    Mistero!
    Forse è più utile ponderare su tale mistero piuttosto che sui dubbi che può avere il giovane Desimoni.