E’ Nicole Gaita la protagonista delle nostre interviste nel mondo del softball italiano. La conosciamo meglio.
Nicole Gaita, ormai una veterana del softball italiano, come hai iniziato?
“Il mio incontro con il gioco del softball lo devo a mio padre. Fin da piccola mi portava allo stadio in viale Piacenza, lo stadio “Europeo” a vedere l’allora Cariparma. Mi piaceva il gioco del baseball, non mi annoiavo mai e credo con il tempo di aver collezionato tanti autografi. Insomma io ero una di quei bambini che ad ogni foul vedi correre giù dalle tribune per recuperare la pallina.
Un giorno poi mio papà mi disse che c’era la possibilità di provare con il softball e così mi feci accompagnare da mio nonno perché volevo provare. Avevo 7 anni. In quella prova mi ricordo che presi una pallinata sul naso, che mi sanguinò un pomeriggio intero. Ma da quel pomeriggio, contro ogni pronostico, non smisi mai di giocare a softball. E mi ritrovo questo anno ad iniziare la mia 22ima stagione”.
Quando non giochi?
“Quando non gioco lavoro. Sono laureata magistrale in economia e politiche pubbliche. Dopo la laurea ho tentato un concorso per entrare nel pubblico e fortunatamente ci sono riuscita. Diciamo che in tutto l’arco dell’anno non ho mai un periodo più lungo di una settimana senza allenarmi. Se non c’è il campionato, c’è la palestra, se non c’è la palestra appena posso corro al campo. Fin che gioco l’obiettivo è migliorarsi anno dopo anno, anche se l’età avanza e ciò che ottieni in campo è il risultato di un anno intero, non solo di 3 mesi o quelli che sono. Ma riesco comunque a conciliare passione, amici, lavoro, famigli e vita privata. Volere è potere”.
Da quando giochi, hai notato dei cambiamenti nel gioco?
“Mi trovi in difficoltà nel rispondere a questa domanda. Sicuramente il gioco cambia. Evolve. Si velocizza. Credo dipenda molto anche dall’allenatore che hai. Negli ultimi anni in A1 ho avuto allenatori cubani, per poi avere 2 anni Longagnani e ripassare nuovamente al mio attuale allenatore Navarro, cubano anch’esso. Visioni diverse di insegnare il softball, modalità altrettanto diverse di condurre una partita. Ho cambiato tanti allenatori, ma di ognuno di loro conservo un insegnamento, tecnico e mentale. Sono il giocatore che sono grazie a tutti loro”.
L’avversaria che ti ha impressionato di più?
“Non so se impressionato sia il termine adatto. Sicuramente ci sono giocatori che sono dei fuoriclasse. Tralasciando le straniere avversarie che sanno per certo dire la loro, ci sono ragazze italiane che devono essere un esempio per tutti, anche per noi “veterani”. Mi sento di dire però che la grinta e la fame di Giulia Longhi, che saluto e spero di vedere prestissimo anche fuori dal campo, ce l’hanno in pochi”.
Quali li principali differenze tra A1 e A2?
“Il ritmo del gioco e i lanciatori”.
Se ripensi alla sfida col Banco Sardegna Nuoro, cosa ti viene in mente?
“Ho impresso ogni singolo lancio di tutte le 5 gare. Credo che siano stati ottimi playoff. Un ottimo softball giocato a livello alto. Preferirei non aggiungere altro”.
Obiettivi personali e di squadra per il 2021?
“Obiettivo personale come ho detto prima migliorare ogni singolo aspetto di me come giocatore, compreso l’aspetto mentale e l’approccio alle partite. Uno degli obiettivi di squadra sarà sicuramente quello di continuare unite sulla giusta strada che abbiamo percorso lo scorso anno. Siamo un bellissimo gruppo e l’unione è un nostro punto di forza”.
Il 2021 sarà l’anno delle Olimpiadi, le azzurre ci saranno e…?
“Tiferò ovviamente Italia, in particolar modo per quelle ragazze che sono amiche per me”.