Ho visto un’altra Stella

Pubblicato il Ago 26 2016 - 9:16am by Maurizio Roveri

La Virtus Granarolo Felsinea Bologna stellata nel 1984

E adesso le Stelle, sulle maglie o sulle casacche dello sport di Bologna, sono due. La stella che la Fortitudo Baseball si è assicurata, vincendo il decimo titolo nazionale della sua storia, va ad aggiungersi a quella che la Virtus Pallacanestro porta già dal 1984 quando conquistò il suo decimo titolo di Campione d’Italia a Milano contro la Simac di Dan Peterson (successivamente, i virtussini del basket ne hanno vinti altri cinque di scudetti ma… comincia ad essere storia già lontana, mentre la Fortitudo del “batti e corri” è il Club più vincente di questi Anni Duemila: 5 scudetti, 3 Coppe dei Campioni, 6 Coppe Italia e 1 Supercoppa italiana, totale 15 conquiste nello spazio che va dal 2003 al 2016).

Io le ho viste entrambe, queste Stelle. Ho avuto il piacere di raccontarle. La Fortitudo Baseball di oggi, la Virtus Pallacanestro di ieri.
Momenti di gloria. Trentadue anni fa gli “eroi” di una mitica impresa per lo sport bolognese, firmata dalla vu nera dei canestri.

Roberto Brunamonti marca stretto Mike D'Antoni nella finale scudetto

Gli interpreti di quel trionfo erano: Roberto Brunamonti, che si lanciò a schiacciare dentro il canestro dei milanesi il pallone del trionfo, Renato Villalta e la sua concretezza (49 punti nelle due partite disputate a Milano), Jan Van Breda Kolff l’immagine della sapienza e della difesa, Marco Bonamico il guerriero, Elvis Rolle stralunato gigante tutto muscoli e rimbalzi, Domenico Fantin diabolico tiratore dagli angoli capace di mettere in difficoltà la “zone-press” 1-3-1 di Peterson (lo fece soprattutto in gara1). Di quel gruppo bianconero,  magistralmente motivato e gestito da coach Alberto Bucci, facevano parte anche Binelli, Valenti, Daniele, Lanza. Nella serie finale per il titolo quei virtussini ebbero “le palle” (oltre alla strategia, e ad una grande organizzazione) per andare ad espugnare due volte nello spazio d’una settimana (si era sul finire di maggio) il Palazzone di San Siro, mastodontico impianto dove qualche mese prima – il 22 febbraio di quell’84 – un grande campione del pugilato riminese, Loris Stecca, aveva conquistato ad appena 23 anni il titolo mondiale WBA dei pesi supergallo costringendo l’esperto e quotato Leo Cruz all’abbandono (in quello stesso anno, il 12 agosto 1984,  il fratello di Loris, Maurizio, sarebbe poi andato  vincere l’oro olimpico a Los Angeles).

Claudio Liverziani il capitano della Fortitudo stellata

Gli eroi di oggi dello sport bolognese, gli interpreti dello scudetto numero 10 della Fortitudo Baseball, portano i nomi di Claudio Liverziani il “capitano infinito”, il miglior giocatore italiano degli ultimi vent’anni, una carriera prestigiosa, importante immagine di esperienza, equilibrio, professionalità, e Alessandro Vaglio artista del diamante, probabilmente il più bravo seconda base italiano di tutti i tempi, e Juan Carlos Infante personalità da leader, già da anni affidabile punto di riferimento in Fortitudo, e lo spettacolare Ronny Cedeno un ex-majorleaguer che ha fatto vedere cose di un altro mondo, e Osman Marval tempestoso battitore nonché MVP delle Italian Series, e il ruggente Paolino Ambrosino gambe veloci e prese sicure, dominante nel regno dei “jardineiros” e micidiale “ladro di basi”. E tre pitchers stranieri di straordinaria affidabilità: Matt “barba” Zielinski americano della Pennsylvania, Raul “l’Omone” Rivero power pitcher venezuelano al suo secondo scudetto bolognese in tre campionati, Ryan Searle concreto e solido lanciatore australiano di Brisbane che domenica notte, sui primi cinque attacchi di Rimini (mancava un solo out, quando il “Falchi” è stato allagato dal primo diluvio) non aveva concesso alcuna battuta valida ai Pirati, e la Fortitudo UnipolSai era già avanti 2-0 con il doppio da 2 rbi di Alessandro Vaglio. Completano questo gruppo Alex Sambucci, giro di mazza impetuoso, specialista dei “punti battuti a casa”, uno dei sette azzurri, come Marco Sabbatani, come Luca Panerati, come Filippo Crepaldi.

E poi… il talento emergente di Alessandro Grimaudo, l’esperienza e il controllo di Riccardo De Santis (un veterano che, come Liverziani, di scudetti se ne intende), l’utilità di Francesco Fuzzi e Alexander Russo, di Brent Buffa e Andrea Pizziconi, di Pietro Paolo Cadoni, Lorenzo Fabbri e dell’interessante “prospetto” Matteo Bocchi.
Daniele “Lele” Frignani – cuore fortitudino, capitano della Fortitudo campione d’Italia nel 2003, 2005 e 2009 – è l’uomo che ha accettato con coraggio e passione la responsabilità di afferrare il timone del team biancoblù nel dopo-Nanni. Non era semplice venire dopo un manager che ha fatto la storia. Ebbene, Lele nella storia ci è entrato subito: vincendo lo scudetto nel suo primissimo anno da capoallenatore! Hanno validamente collaborato con lui Mario Labastidas, Roberto Radaelli, Fabio Betto, Michele Masiello, Alessandro Flisi.
Lo so, lo so, quella di domenica è stata una notte strana, surreale, una “gara6” flagellata dalla pioggia, gonfia di tormenti e tensioni ed estenuanti attese, interrotta, ripresa, interrotta nuovamente, fino alla decisione definitiva degli arbitri – alle 2,09 – quand’era già lunedì, di considerarla finita lì. Al sesto inning.
Lo so, una partita incompleta. Già in territorio “omologazione”, per regolamento. Ma pur sempre una partita incompleta. E non è un bella immagine, per il baseball, una finale-scudetto che finisce così.
Comprendo l’amarezza, la rabbia dei Pirati di Rimini, che sono stati avversari valorosi. Al gruppo di Orlando Munoz va il merito d’aver cercato fino in fondo di gettare il cuore oltre l’ostacolo in questa stagione e soprattutto in questa serie fiale, lottando sempre duramente, pur proponendo un team che quest’anno potenzialmente si presentava inferiore rispetto a quello vincente di un anno fa (soprattutto quando ha perduto un pitcher come Candelario). Rimini per continuare ad essere competitiva, senza più le mazze e il carisma di Mazzanti, Romero, Zileri, Olmedo, Spinelli – s’è aggrappata alla difesa. Ad un buon equilibrio. E ad un ammirevole orgoglio.
Bologna – la Fortitudo UnipolSai di questa stagione 2016 – aveva qualcosa di più sul piano del talento individuale e della potenzialità. Lo ha dimostrato nel corso dell’intera stagione, e anche nella tormentata “gara6” era Bologna ad essere in vantaggio. Quel 2-0 che è stato decisivo. I Pirati – è bene ricordarlo – hanno prodotto una sola battuta valida, al sesto inning.
E allora… prendere spunto dalle vicende (meteorologiche, innanzitutto) dell’ultima partita per “infangare” lo scudetto della Stella della Fortitudo mi sembrerebbe cosa decisamente stupida. Nonché ingenerosa nei confronti del Club bolognese. Credo che le persone intelligenti non lo faranno.
Bologna ha vinto con merito questo titolo. Lo ha dimostrato proponendo, abbastanza spesso, del buon baseball. E lo dicono i “numeri”. Inequivocabilmente. L’UnipolSai ha prodotto un campionato da 35 partite vinte e 12 perdute. Rimini – la più tosta delle avversarie – ha vinto 28 partite e 19 sono state le sconfitte.
Altre statistiche indicano la superiorità del team di Lele Frignani nel corso di tutta la stagione. In regular season la Fortitudo UnipolSai (27 vittorie, 9 sconfitte) ha chiuso al primo posto in classifica, al primo posto per Team Batting (285) e al primo posto per Team Pitching (1.85).
In semifinale 4-1 di Bologna sul Nettuno, 4-1 di Rimini contro San Marino. Ancora UnipolSai la migliore in media-battuta (222) e sul monte di lancio (1.02). stavolta prima anche nella voce Team Fielding (983).
Ed ecco le stats della serie finale. Sei partite, 4 successi di Bologna e 2 di Rimini.
Team Batting: Bologna 255, Rimini 218.
Team Pitching: Bologna 1.21 e Rimini 3.86.
Team Fielding. Rimini 995 (davvero eccellente), Bologna 945.
Battitori più efficaci, per average: Osman Marval 12 valide, media battuta 462 e Alessandro Vaglio 318. Molto bene, fra i Pirati, José Flores:7 battute valide, come Vaglio.
Lanciatori: Darwin Cubillan (Rimini) il miglior rilievo: 0.00 di ERA in 5.1 inning lanciati. Però… i pitchers più utilizzati, e decisamente efficaci, sono stati della Fortitudo. Ryan Searle 10 riprese e 0.90 di ERA;  Luca Panerati 12 inning e 1.50 di ERA; Matt Zielinski 11.2 ip e 1.54 di ERA.  Raul Rivero (2.08) è stato l’unico lanciatore ad aver vinto 2 partite, mente il “pirata” Ricardo Hernandez (10.58 di ERA) ha accusato 2 sconfitte.
Infine, vorrei sottolineare la straordinaria abilità dimostrata durante l’intera stagione da Paolino Ambrosino nella corsa sulle basi: 22 base rubate su 23 tentativi! Gambe, fisicità, riflessi, scelta di tempo, intensità. “Scuola” nettunese.
WordPress Author Box
Maurizio Roveri

Giornalista professionista, nato il 26 novembre 1949 a Bentivoglio in provincia di Bologna. Ha iniziato la sua brillante carriera giornalistica come redattore di Stadio nel 1974 per passare poco dopo al Corriere dello Sport-Stadio, dove è rimasto fino al gennaio del 2004. E’ iscritto all’Albo dei giornalisti professionisti dal luglio del 1977. Al Corriere dello Sport è stato responsabile del basket e del pugilato nella redazione di Bologna. Capo rubrica per il Corriere dello Sport-Stadio del baseball, sport seguito fin dal 1969 come collaboratore di Stadio. Molte le sue esperienze da inviato a cominciare dai campionati mondiali di baseball del 1972 in Nicaragua, del 1988 in Italia, del 1990 in Canada, del 1998 in Italia, nonché alle Universiadi di Torino del 1970 e ai campionati Europei del 1971, del 1987, del 1989, del 1991, del 1999. Collaboratore del quotidiano “Il Domani di Bologna” per baseball, pugilato, pallavolo dal 2004 al 2007. Creatore del sito internet specializzato sul baseball Doubleplay.it e collaboratore dei siti Baseballitalia.it, Baseball.it e BoxRingWeb.it. Entra con l’inizio del 2012 nel gruppo editoriale di InLiberaUscita, ricoprendo la posizione di opinion leader e di redattore da Bologna. Nel marzo del 2012 è cofondatore del sito specializzato BaseballMania.it di cui oggi è coordinatore giornalistico.

9 Commenti Unisciti anche tu alla conversazione!

  1. Francesco Ray 26 Agosto 2016 at 08:26 -

    Nessuno vuole infangare lo scudetto della Fortitudo, ma per me è come se la serie fosse stata sospesa per pioggia sul 3-2 per la Fortitudo. Le statistiche dicono poco, anche nel 2015 la Fortitudo era superiore al Rimini in tutte le statistiche, e quest’anno ha commesso tantissimi, troppi errori difensivi, segno che sentiva la pressione dei play-off. Per la stella la Fortitudo avrebbe meritato ben altro finale. So che quello che sto per scrivere sembrerà ridicolo e utopistico, ma durante la sospensione io ho sperato che i due manager, Fochi che era in tribuna e gli arbitri decidessero tutti assieme un clamoroso strappo al regolamento, riprendendo la partita il giorno dopo da dove era stata interrotta. Forse adesso si potrebbe “esaltare” la stella della Fortitudo senza quell’ombra, che c’è eccome, perchè Rimini ha rimontato in tutte e quattro le partite precedenti tra il settimo e il nono inning.

  2. aliante 26 Agosto 2016 at 11:47 -

    E che la scuola era aperta solo per Paolino! E’ fisicita’ e merito suo!

  3. Daitarn 26 Agosto 2016 at 19:17 -

    Bellissimo quasi tutto il tuo articolo Maurizio..tranne la prima parte e prime foto…ma saranno contenti a Nettuno,so che la’ ci sono molti virtussini incalliti,a cominciare dal padrone di casa Colantuono hehe.

    • riminesedocg 27 Agosto 2016 at 20:03 -

      Daitarn,pur non essendo bolognese sono virtussino anche io…qualcosa in contrario?Si da il caso che tutti i titoli vinti dalla Virtus sono esenti da pecche a differenza vostra,nel baseball e anche nel basket…ricordi quando in Eurolega eravate nervosi e avete cominciato a picchiare con la famosa rissa? ce l’avete nel sangue eh?

  4. Lucone 26 Agosto 2016 at 21:30 -

    Ottimo articolo, dall’inizio alla fine.
    Grande Maurizio, come al solito, maestro nel raccontare le storie.
    Vorrei saperne di più, se fosse possibile, riguardo allo scudetto del 1983….tra Rimini e Bologna e la pioggia anche il quel caso.

  5. Bologna 27 Agosto 2016 at 07:40 -

    Bel articolo e appassionante come tutti gli scritti del Sig. Roveri. Mi trova d’accordo su tutto, la concorrenza era più debole degli altri anni noi avevamo la squadra più forte di tutti avremmo vinto anche senza sospensione. Purtroppo la stella rimarrà sempre un po sporca di fango, per questo motivo penso che i due Manager magari con l aiuto di un delegato federale avrebbero dovuto trovare un accordo per finire regolarmente la partita.

    • Marco Vandi 27 Agosto 2016 at 10:20 -

      C’era Fochi in tribuna che naturalmente ha ben pensato di tenersi alla larga da qualsivoglia interferenza. Premetto: sono un appassionato di baseball fin da bambino e ho avuto la fortuna di apprezzare “in casa” questo meraviglioso sport essendo nato a Rimini. Ho quindi goduto del momento d’oro del movimento e assistito alla sua oramai inesorabile deriva. Una finale non può essere assegnata in questo modo, mai. Ritengo questo l’ennesimo indicatore di una federazione inutile, non in grado di garantire neppure un numero pari di squadre per una IBL che, non prendiamoci in giro, non rappresenta l’Italia…semmai la via emilia salvo poche eccezioni. La Fortitudo era più forte, lo sappiamo…ma tre inning nel baseball sono una vita. Bastava un po di buon senso in più e Bologna si sarebbe goduta appieno come merita l’agognata stella. Ma il buon senso è sparito da tempo dalla testa di questi burocrati anacronistici chiusi nella loro torre e nascosti dietro un’Accademia che non serve a nessuno…se non a distribuire qualche inutile incarico.
      Un caro saluto.
      Marco Vandi

  6. Alessandro Alberoni 27 Agosto 2016 at 09:57 -

    Grazie Maurizio Roveri per quest’altro grande scritto! Sui due miei grandi amori sportivi, tralaltro…

    Orgoglioso di essere bolognese.

  7. gianluca 27 Agosto 2016 at 10:48 -

    Peccato che non fosse affatto l’ultima partita, peccato che le partite di baseball siano tarate sui nove innings proprio per mettere alla prova le squadre, peccato che sarà per sempre una quasi vittoria ed un quasi scudetto ed una quasi stella. Tutta roba da baseball all’italiana. Peccato.