Con enfasi Marco Landi pubblica sul sito Fibs una sua intervista al consigliere federale Marco Mannucci il quale ci informa di una “sua” iniziativa denominata “Prime Basi Open Days”: partirà nel prossimo mese di settembre ed ha per scopo l’ “incremento sostanziale dei propri atleti in età compresa fra i 7 e i 12 anni.”.
A tal fine la Federazione ha incaricato una società di pubblicità, la Leo Burnett Italia, che, sempre secondo le dichiarazioni di Mannucci, “ha analizzato il target e ideato una campagna basata sui social media Facebook e Instagram alla quale la Federazione ha dedicato un investimento particolarmente significativo”.
Si parla di “investimento particolarmente significativo”: la cosa incuriosisce ma allo stesso tempo preoccupa.
Premesso che è lodevole ogni iniziativa tesa ad agganciare il maggior numero possibile di giovani, ciò che preoccupa è la risposta di Mannucci alla domanda di Landi sui risultati che la Fibs può attendersi: “Al riguardo vorrei essere molto cauto, perché l’agenzia parla di numeri molto alti. Il target di riferimento della pubblicità è quantificato in 5.8 milioni di persone, noi confidiamo di raccogliere le adesioni fra i 6 e i 10 mila ragazzi in tutta Italia e ci aspettiamo che una buona percentuale di questi decida di proseguire l’esperienza con il club.”
Numeri molto alti e quindi allettanti (target di 5,8 milioni di persone!) per chi, dall’altra parte del tavolo, ovvero la Fibs, deve firmare un contratto di importo rilevante, dato che se si parla di “investimento particolarmente impegnativo”!
A fronte di tale impatto Mannucci si aspetta numerose adesioni quantificate tra le 6 e le 10 mila unità: su quali basi? Si tratta di una stima scientifica o di una semplice speranza come quella circa la possibilità che “una buona percentuale di questi decida di proseguire l’esperienza”?
Numeri esaltanti che, se si realizzassero anche solo al 10%, sarebbero già una buona cosa e darebbe senso, almeno in parte, all’investimento dichiarato “impegnativo”, anzi, “particolarmente impegnativo”.
Ma l’istinto di auto protezione in caso di flop è sempre presente in casa Fibs. Mannucci, infatti, dichiara: “Certamente molto dipenderà dall’accoglienza e dall’appeal che ognuno riuscirà a presentare a quanti saranno incuriositi dalla nostra proposta, ma che le Società sapranno cogliere al meglio questa opportunità”. In altri termini mette le mani avanti: se sarà flop la colpa è delle Società che non hanno saputo approfittarne!
Un ritornello già noto ed abusato in occasione di qualsiasi défault di iniziative federali.
Impossibile formulare un giudizio preventivo sulla validità/utilità dell’iniziativa e sulla congruità dell’investimento dato che non è indicata la cifra stanziata né quale sia il programma della Fibs, accennato da Mannucci necessariamente per sommi capi. Senz’altro, però, una cosa si può affermare con certezza: non c’è da essere eccessivamente ottimisti per un progetto economicamente impegnativo che poggia soprattutto su “credo che…”,“noi confidiamo…”, “ ci aspettiamo…”, “molto dipenderà da…”, “ sono certo che le Società sapranno…” …
C’è ben poco di rassicurante sul buon esito dell’iniziativa ed una sola certezza: un affare per la Leo Burnett Italia.