David Sheldon non ha bisogno di moltre presentazioni, il manager del Senago Milano United neo promosso in serie A1, è una autentica istituzione per il baseball nazionale. Arrivato in Italia nel 1987, ha giocato oltre 1000 partite nel nostro campionato, ora alla guida del Senago Milano United ha raggiunto al termine di una serie finale giocata contro la Fiorentina Baseball una meritata e per certi versi inaspettata promozione in A1. Vinto il Girone A della serie A2 a dispetto delle favorite Bollate e Cagliari primeggiando nel girone che si è dimostrato quello con maggiore equilibrio del campionato cadetto. Ascoltiamo da lui le sue impressioni su questa stagione vissuta sempre da protagonista.
Un epilogo da film, un ultimo inning di gara 5, pieno di tensione e di colpi di scena, quale modo migliore di vincere una partita ?
“Si è stata una serie di finale contro la Fiorentina veramente piena di emozioni, partite sempre in equilibrio, con continui colpi di scena. Poi gara 5 con quel nono inning, è stato al cardiopalma, c’è stata quella giocata del nostro esterno destro Oldano, con uomo in terza e zero eliminati prende al volo la lunga battuta dell’avversario ed elimina a casabase il punto del vantaggio della squadra viola. E’ stata una azione che forse non ho mai visto neanche in tutti gli anni della mia carriera in Italia, ci ha dato una carica che ci ha lanciato alla vittoria. Vincendo in questo modo emozionante è stata una sensazione straordinaria anche se ho praticamente perso un anno di vita, in quei frangenti”.
In questa stagione con l’emergenza COVID come siete scesi in campo, e con quale obbiettivo ad inizio stagione?
“E’ stato molto particolare aver a che fare con il COVID – dice David Sheldon – sopratutto ai primi allenamenti è stato un impatto particolare, la stagione sembrava partire senza la giusta tensione. Abbiamo cercato di giocare sempre con passione, ho cercato di far ruotare e far giocare tutta la squadra fino all’ultima partita. Prima della striscia di sei partite vinte consecutivamente, sembrava una stagione di passaggio, poi è arrivata questa occasione prima di poter arrivare in finale ed abbiamo preso l’occasione al balzo e di conseguenza abbiamo conquistato questa promozione meritata come premio da portare a casa felicemente”.
Sia che nel girone A che durante la finale contro la Fiorentina, avete giocato partite sempre in equilibrio, punto a punto, con un monte di lancio sempre all’altezza, è stato quello il vostro punto di forza?
“Nella maggior parte delle squadre dove ho giocato vincendo, come quando ho vinto a Bollate, devo dire la verità il monte di lancio è sempre stato formidabile ed è la chiave di ogni squadra vincente e di successo. Devo sottolineare che la nostra difesa è sempre stata all’altezza di ogni situazione, tranne ovviamente in gara 5 dove tutte e due le squadre hanno pagato l’emozione. Per il nostro monte di lancio avevo un po’ di timore perchè non sapevo quanto potevano durare in gare di nove inning sia Bryan che Grassi ma hanno fatto due partite strepitose è sono stati la chiave delle nostre vittorie. Naturalmente il lavoro dei lanciatori è stato supportato egregiamente da tutta la squadra, ogni elemento del roster ha contribuito alle vittorie in tutto l’arco della stagione”.
Avete giocato le partite del girone a 7 inning quali sono state le tue impressioni su questa formula ?
“E’ stata una esperienza positiva, soprattutto considerando la preparazione corta che abbiamo effettuato, è stato giusto non spingere troppo e giocare partite che i giocatori non erano in grado di affrontare, visti i pochi allenamenti che erano stati messi nelle gambe. Potrebbe esser una soluzione giocare a 7 inning se giochi localmente o regionalmente una partita in più, per far fare maggiore esperienza ai ragazzi anche con delle regole particolari tipo line up tipo obbligo di un 70% di under 22, potrebbe essere una nuova esperienza. Per quest’anno ci stava affrontare il campionato in questo modo è stata per me la soluzione migliore. Per il prossimo anno credo che si tornerà alle partite classiche a nove inning”.
Sei arrivato in Italia nei “fantastici” anni 80 come vedi il baseball in Italia in questi anni?
“Allora sono arrivato nel 1987, e da quello che mi dicevano da chi giocava prima di me, il calo era già iniziato negli anni precedenti. Ho vissuto un epoca del baseball in cui molte più persone andavano alla stadio, forse è la differenza più rimarcata con il baseball di oggi, mi ricordo ancora adesso nelle finali nei campionati 1999, 2000 e 2001 quando giocavo a Rimini, uno stadio strapieno per le finali e con gara 7, non saprei dire quanti spettatori c’erano, questa atmosfera è difficile ritrovarla oggi ed è abbastanza triste.
Per quanto riguarda il livello tecnico, tanti dicono che è calato, non saprei dirlo. Quest’anno è stato molto particolare, non lo valuterei sotto l’aspetto tecnico. Adesso si gioca un baseball diverso, secondo me ci sono meno ragazzi italiani di qualità e c’è troppa differenza tra i giocatori di oltreconfine ed giocatori italiani, però è naturale che essendoci meno iscrtti ci sono meno giocatori di qualità, questa è la mia opinione”.